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Costume
Addio Sms di buon anno. Ora WhatsApp o i social

La tecnologia ha rivoluzionato anche gli auguri di buon anno. Per la prima volta infatti è stato registrato da tutte le compagnie telefoniche del mondo il netto calo degli SMS inviati nella notte tra il 31 e l'1, precisamente nell'arco di tempo compreso tra le 21 e le 2. In Francia si parla di un 20% in meno rispetto all'anno passato, in Italia del 30% e in Cina addirittura si è rilevato un calo del 33%. Certo, che l'avvento di WhatsApp abbia cambiato la vita di tutti non è una novità, ma, con questa svolta, non solo passa alla storia la tradizione dei messaggi di testo di Capodanno, che una volta erano talmente tanti da mandare in tilt le linee telefoniche, ma si decreta il definitivo ingresso in un'era completamente multimediale. Ai messaggi infatti le persone hanno preferito video, file audio, foto su Instagram, messaggi su Twitter o, banalmente, un composit di emoticon di WhatsApp.

IL FILOSOFO SPIEGA COME CONVIVERE CON LE NUOVE TECNOLOGIE - "Connessi. Beati coloro che sapranno pensare con le macchine". E' il titolo del nuovo libro del filosofo Stefano Moriggi. Pagine di attualità che vogliono "raccontare" un mondo nuovo, quello della Rete e della tecnologia, che non sono accidenti contro cui l'uomo va a scontrarsi, bensì compagni d'avventura che da sempre, ma in forma diversa, affiancano l'uomo nella storia.

Come la tecnologia sta cambiando la società e l'individuo?
Potrei dirle, come sempre e al tempo stesso come mai è accaduto nella storia. Come sempre, perché in ogni epoca della storia scienza e tecnologia hanno saputo incidere profondamente sulle pratiche degli individui e sulla condotta della collettività: dalle relazioni interpersonali a quelle professionali per arrivare alle modalità di sviluppo e di elaborazione intellettuale. Come mai, perché il vocabolario di segni e significati che contraddistingue un'epoca è radicalmente contraddistinta anche dal prodotto della interazione con le macchine con cui Homo sapiens, di volta in volta, ha cercato di adattarsi al suo ambiente, comprendendolo e anche modificandolo.

stefano moriggi ape
 
 

In che modo dobbiamo convivere con le macchine?
Anzitutto, occorre notare che le macchine cui si è soliti guardare con sospetto e diffidenza sono quelle capaci di sradicarci dalle più trite consuetudini - ovvero dai quei modi di essere e di vivere che i più tendono a ritenere "umane" o "naturali", ma che, invece, sono solo il portato di un rapporto ormai metabolizzato con alcuni strumenti. Si pensi al libro, per esempio. Leggere e scrivere non sono pratiche "naturali"... Detto questo, sbaglia chi ritiene di gestire il problema della convivenza con le macchine limitandosi a cercare un "sensato equilibrio" tra uso e abuso delle stesse. Una tale prospettiva impedisce di cogliere - come i pensatori più lucidi, da Platone a Valery,  hanno saputo fare - le più profonde dinamiche, pratiche e concettuali, che regolano e scandiscono il complesso rapporto tra soggetto e strumento. Ovvero, quello stesso rapporto che, nel corso della nostra storia evolutiva, ha potentemente plasmato e riplasmato le logiche ed etiche con cui abbiamo abitato e compreso il mondo che ci circonda.

Genericamente le chiamiamo "macchine", ma in quali strumenti individua le vere svolte dei nostri anni?
Indubbiamente la rete è uno di questi: ha cambiato, e sta ancora trasformando, abiti cognitivi e relazionali di intere generazioni - quelle che i sociologi e i pedagogisti cercano di incasellare con categorie sempre più aggiornate e precise. Tuttavia, la vera svolta sarà quella compiuta da chi, indagando sintassi e semantica di questo "armamentario tecnologico", saprà approntare modelli e spazi di apprendimento che sappiano contenere i rischi e ottimizzare le opportunità delle trasformazioni indotte dalle macchine in questione. Questo significa pensare con le macchine, senza cercare in presunti "valori non negoziabili" (religiosi o laici che siano) l'espediente ideologico con cui  sostituire la supponenza profetica di un anatema apocalittico al dovere civico dell'indagine e della ricerca.

Per citare uno scenario "fantascientifico", ma pertinente con l'argomento... riusciremmo e come a far fronte a una "ribellione (che più banalmente potrebbe essere oggi assenza) delle macchine"?
Come spesso capita, la realtà supera ogni fantasia, compresa quella fantascientifica... In questo senso, quindi, sarebbe davvero più urgente chiedersi:  riusciremo mai, specie in Italia, a fronteggiare il periodico e pernicioso riemergere di zombies vetero-umanisti che, instancabili, continuano a dipingere gli scienziati come uomini privi di scrupoli e coscienza e la tecnica come un apparato in cui prendono corpo i peggiori istinti di una umanità deviata e distruttiva? Ai posteri l'ardua sentenza...  

E Lei  come risponde a questi che attaccano la tecnologia e ricordano con nostalgia i tempi passati?
Rispondo ricordando la celebre lezione di Galileo, impartita a intellettuali e sapienti del suo tempo arroccati in un "mondo di carta" e traboccante di certezze e valori: se volete davvero imparare a pensare, allora andate all'Arsenale di Venezia per vedere  come si costruiscono le navi... Più modestamente, io manderei molti miei colleghi nei laboratori degli istituti tecnici, luoghi meravigliosi per iniziare a familiarizzare un po' con un'idea più "artigianale" (direbbe Richard Sennett) e meno "professorale" (aggiungerei io) di critica e crescita della conoscenza...

Quale filosofo ci lascia una lezione importante sul tema?
Oltre a Galileo appena ricordato, citerei il Nobel per la fisica Richard Feynman il quale, in una celebre conferenza del 1963, ricordava a una platea nutrita e stupita due aspetti fondamentali al fine di fare davvero della nostra tempo un'epoca scientifica: 1) che la scienza non è solo un agglomerato di formule di nozioni, formule e concetti, ma una mentalità con cui osservare il mondo e l'altro da sé, un approccio critico e analitico con cui affrontare i problemi, e non solo quelli scientifici; 2) che la libertà di dubitare propria della scienza "è nata da una lotta contro l'autorità...una lotta dura e difficile per conquistarsi il diritto di mettere le cose in discussione, di non accettare certezze, di dubitare". E aggiungeva Feynman: "La nostra responsabilità nei confronti della società consiste in questo". Una lezione da non dimenticare...

 

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