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Costume
Dani SpA lancia Zero Impact: innovativo progetto per la sostenibilità

Il progetto innnovativo Zero Impact 

Si chiama Zero Impact l’innovativo progetto di Dani SpA, l’azienda multinazionale vicentina tra i principali player per la lavorazione delle pelli nel mondo. Da sempre antesignana della sostenibilità, Dani Group ha riscosso grandissimo interesse a Milano nella nuova edizione di Lineapelle con la novità Zero Impact: pellami di altissima qualità, realizzati senza metalli pesanti all’interno di una filiera corta, con il massimo riutilizzo degli scarti di lavorazione per tutti segmenti serviti, automotive, design, fashion.

Sostenibilità come elemento driver di Dani SpA

Chi sceglie la sostenibilità di Zero Impact entra a fare parte di una piattaforma tecnologica in cui vengono condivise nuove regole del gioco a vantaggio del rafforzamento di marca e, naturalmente, dell'ambiente, in modo diretto e indiretto attraverso una compensazione delle quote di CO2, prodotte durante il processo di lavorazione delle pelli e un contributo alla riforestazione attraverso progetti certificati dalla Unfccc, la Convenzione quadro dell'Onu sul cambiamento climatico (sinora 3mila alberi piantumati grazie ai primi 50 clienti).

La società da tempo segue il percorso della sostenibilità  come elemento driver della sua filosofia aziendale, essendo stata la prima conceria al mondo, nel 2011, ad ottenere la certificazione ambientale Carbon Footprint. Nel 2015 poi ha creato la prima pelle ad impatto zero, dove enzimi e polisaccaridi naturali sostituiscono i metalli pesanti, le finiture vengono realizzate con prodotti liberi da solventi, tutto nell'intento di azzerare il bilancio ambientale.

Per giungere alla compensazione totale della CO2 prodotta, Dani è impegnata in un programma di riforestazione in partnership con AzzeroCO2, società accreditata come Energy Service Company. Le emissioni vengono quantificate tramite la carbon footprint e strumenti di calcolo definiti sulla base di studi ampiamente avallati dalla comunità scientifica e realizzati da organismi internazionali (World Resources Institute, World Business Council for Sustainable Development, International Panel on Climate Change). 

Parla il CEO del Gruppo 

“Dobbiamo davvero tutti capire che il mondo della concia non ha ormai nulla a che vedere con l’idea preconcetta che molte volte riscontriamo da chi non conosce l’eccellenza della concia delle pelli italiane nel mondo” dice Giancarlo Dani, Presidente e CEO del Gruppo.

“E noi, che siamo partiti a cavalcare questi temi negli anni 2000, pubblicando nel 2014 il primo bilancio di sostenibilità ne siamo un chiaro esempio. Ogni anno investiamo il 10% del nostro fatturato in innovazione e in un’innovazione che non è mai disgiunta dalla sostenibilità, verso i nostri 1300 dipendenti in tutto il mondo, verso i clienti che rinsaldano anno dopo anno la fiducia nei nostri confronti e verso il pianeta che abitiamo. Zero Impact è un prodotto rivoluzionario: e il successo immediato che ha avuto tra i primi clienti a cui lo abbiamo presentato ci dice che questa è la strada giusta, ma soprattutto quella che il nostro Gruppo vorrà continuare a seguire anche in futuro”.

Dani SpA: un modello per il Made in Italy 

Futuro che, dopo il  coronavirus, dovrà ancora di più essere incentrato per le aziende sulla innovazione e sulla sostenibilità, anche e sopratutto nel settore moda, come recentemente evidenziato anche da una ricerca effettuata da Cikis. La società di consulenza nel suo “Rapporto sulla moda e la sostenibilità 2020”, ha, infatti, evidenziato come, in Italia, il comparto tessile moda, a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19, abbia avviato un ripensamento dell’intera filiera di produzione, puntando, anche, alla sostenibilità. Per superare questa situazione dovuta alla Pandemia, infatti, l’intero settore dovrà introdurre importanti innovazioni ma anche fare propri nuovi valori, come quello della sostenibilità. Ecco allora che in un simile scenario, la scelta della sostenibilità operata da società come Dani spa, che fattura 170 milioni di euro all'anno ed ha sedi oltre che in Italia, in Slovenia, Messico e Tunisia, sembrano essere un modello da imitare per molte altre aziende della filiera del made in Italy, cosi duramente colpito dalla pandemia.

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