Costume
Fase 2, la moda ha paura: "A rischio 17mila punti vendita e 35mila lavoratori"

Fase 2, l'allarme della Federazione Moda Italia: "A rischio 35.000 posti lavoro, calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro"
"Questa sembra la cronaca di una morte annunciata. Abbiamo bisogno di ripartire il prima possibile per far fronte alle necessita' di cassa di un settore che vive sulla stagionalita'. Questo ulteriore slittamento creera' un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che portera' almeno 17 mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35 mila persone". Lo afferma in una noa il presidente di Federazione ModaItalia-Confcommercio, Renato Borghi, commentando le misure per la Fase 2 annunciate dal governo.
Fase 2, la moda ha paura: "Ulteriore slittamento non ci voleva"
"Le aziende del settore - prosegue Borghi - hanno effettuato gli acquisti dei prodotti della stagione in corso circa 8 mesi fa e avrebbero dovuto essere messi in vendita a partire dal mese di marzo; ad oggi tutta la merce e' ancora imballata in magazzino ed e' destinata a rimanere in gran parte invenduta con il prolungamento dell'obbligo di chiusura. Nel frattempo i proprietari immobiliari e i fornitori esigeranno da parte nostra il rispetto delle obbligazioni assunte che non saremo, a causa della mancanza di liquidita', in condizione di onorare come in tempo di normalita'. Si prefigura un pericolo per la tenuta della filiera e, da questo punto di vista, sollecitiamo Confindustria Moda ad un'assunzione di responsabilita' per condividere con il retail il rischio derivante dalla perdita di un'intera stagione, attraverso il diritto di reso. Non comprendiamo questa inaspettata e inspiegabile decisione di rinviare ulteriormente l'apertura di altre tre settimane dei negozi, visto che l'Inail ha classificato il nostro settore a basso rischio e che e' gia' operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza. E neppure comprendiamo perche' sia prevista una data uguale per tutte le regioni quando invece sono molto diversi i dati epidemiologici di diffusione. Serve ripartire il prima possibile - conclude Borghi - non il 18 maggio. Delusi e preoccupati, chiediamo con forza al Governo di ritornare su questa decisione. Ora urgono liquidita' vera attraverso contributi a fondo perduto, zero burocrazia e una moratoria fiscale e contributiva al 30 settembre".