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Costume
Gender gap, ok dal Parlamento Ue alla parità di genere. Ecco cosa cambia ora

Ue, Centioni (Ewa): "Ok dal Pe a mozione sulla parità di genere. Prospettive concrete"

Temi quali il divario occupazionale e salariale tra uomini e donne o la segregazione femminile nel mercato del lavoro non vengono mai affrontati direttamente, come spiega in una nota EWA, associazione che si pone a rappresentanza delle donne nel dibattito pubblico così come nella politica europea, in quanto manca un luogo istituzionale "dove discuterne e prendere decisioni".  

Ora, a più di un anno dalla prima proposta di European Women Alliance (EWA) di istituire una conformazione nuova in seno al Consiglio Europeo dedicata alla gender equality, il Parlamento europeo ha finalmente approvato, con oltre 500 voti favorevoli su 688, la risoluzione che chiede agli Stati membri di agire affinché la parità di genere sia trattata come un settore specifico delle politiche pubbliche e sia integrata nelle normative dell'Ue. "Un passo fondamentale per ridurre i divari tra gli Stati membri rafforzando la parità di genere attraverso un approccio intersezionale come da noi richiesto" ha commentato EWA. Che cosa ci si aspetta adesso, quali sono le principali problematiche, quali saranno i prossimi obiettivi? Affaritaliani.it l'ha chiesto ad Alessia Centioni, presidente EWA.

 Dopo questo risultato, quale sarà il passo successivo?

"Dopo l’adozione della risoluzione del Parlamento europeo la palla passa al Consiglio europeo, istituzione presieduta da Charles Michel che rappresenta i capi di Stato e di Governo dell’Unione. Il Consiglio europeo decide a maggioranza qualificata l’istituzione del Consiglio per l’uguaglianza di genere. EWA è a lavoro dal marzo del 2019 perché il Consiglio europeo si muova in tal senso e il voto del Parlamento è un passo importante. Molti Stati membri sono favorevoli e per questo le prossime settimane saranno fondamentali affinché questo punto sia all’ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio europeo. Siamo ottimiste sulla possibilità che sia approvato a maggioranza qualificata. EWA continuerà a lavorare per assicurare questo risultato".

Il principio guida di EWA è garantire che “tutti indipendentemente dal loro genere possano avere strumenti e opportunità per esprimere al meglio il loro potenziale”. Com'è nata EWA?

"EWA è stata fondata a Bruxelles nella primavera del 2017 da un gruppo di donne con una lunga esperienza negli affari europei. Il motivo che ci ha portato a fondare l’associazione è stato il lutto politico generato dall’ascesa di movimenti nazionalisti e antieuropei che hanno rappresentato una concausa della Brexit e dell’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump. Queste due vicende hanno segnato un colpo durissimo all’integrazione europea e alla tenuta del multilateralismo. Per noi è stato evidente sin da subito che i movimenti antieuropei con le loro posizioni nazionaliste oltre a minacciare la stabilità dell’Ue, rappresentavano e ancora rappresentano un rischio per i diritti delle donne e le libertà fondamentali. Siamo convinte che l’integrazione europea sia legata direttamente e indissolubilmente ai diritti e alle libertà delle persone. Chi vuole distruggere l’Ue distrugge i diritti conquistati in decenni di battaglie civili. EWA è nata per dare voce alle donne e agli uomini che credono in un modello di società aperta, inclusiva e per migliorare la condizione delle donne europee. Per noi, la libertà delle donne è una precondizione della crescita economica e dello sviluppo sociale".

La battaglia contro il gender gap è in corso da tempo. Quali sono stati finora i principali difetti? E i progressi raggiunti?

"Inizierei con il dire che le donne non sono né una categoria, né un sindacato. Motivo per cui le donne, tra loro, hanno idee diverse e per questo esistono una pluralità di femminismi. Oggi registriamo un dato positivo: l’aumento di movimenti e attiviste femministe. Nel dibattito pubblico cresce lo spazio occupato dalle donne e la nostra maggiore presenza nella vita pubblica si traduce in un contraltare al potere che vuole minare la libertà e l’indipendenza delle donne. Guardi alla potenza della protesta delle donne in Polonia, alla resistenza guidata dalle donne in Bielorussia, o alla progressiva crescita della rappresentanza politica delle donne all’interno del Parlamento europeo e ai vertici delle istituzioni europee fino ad arrivare alla Vice presidente eletta degli Stati Uniti, Kamala Harris. Seppure la nascita di molte iniziative sia un dato positivo ed EWA sostiene molte di esse, tuttavia credo che il carattere frammentario e la scarsa inclinazione dei movimenti esistenti ad organizzarsi e coalizzarsi mettendo da parte le differenze sia un grandissimo ostacolo alla nostra capacità di contare maggiormente nella vita pubblica e nella presa delle decisioni. A questo aggiungo l’assenza della dimensione europea nei movimenti femministi italiani, questo mi dispiace molto perché ignorando l’UE nella riflessione e nel dibattito si ignora uno spazio politico il cui tratto distintivo è la diversità, la difesa dei diritti e la conquista di nuovi".

Un tema caldo sono i congedi parentali e di paternità. Tanto in Italia quanto in molti paesi Ue la maternità continua a penalizzare le lavoratrici. Eppure, per fare un esempio, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sette figli. Secondo EWA...

"I figli pensiamo non siano un ostacolo alla carriera o alla realizzazione personale di un individuo a condizione che lo Stato assicuri tre elementi essenziali: servizi educativi e di cura adeguati per l’infanzia, un mercato del lavoro che attragga, mantenga e promuova le donne a lavoro, una legislazione che metta sullo stesso piano uomini e donne nella condivisione delle responsabilità famigliari, congedi e retribuzione inclusi ovviamente. Ursula von der Leyen proviene da una famiglia agiata e ha potuto avere sette figli ed enormi soddisfazioni professionali. Il nostro obiettivo è rendere possibili scelte simili per tutte le donne. Se parliamo di diritto al lavoro, della dignità che da questo deriva e di famiglia, in questo momento non possiamo non pensare alle lavoratrici di Yoox-Net a porter in appalto a Lis group, che sono in sciopero per chiedere più diritti e turni di lavoro che garantiscano loro la cura dei figli. Siamo nel 2020 eppure vediamo con i nostri occhi condizioni di lavoro da inizio Novecento. Siamo al fianco di quelle lavoratrici, delle oltre 480 mila donne che in Italia hanno perso il lavoro a seguito della crisi provocata dalla pandemia, e di tutte quelle che ogni giorno affrontano ostacoli e sacrifici per sopravvivere e assicurare un futuro migliore ai propri figli".

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