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Costume
Noemi Gherrero: “Nella vita e nel lavoro seguo la mia visione interiore”

Chioma biondo platino, occhi penetranti e sguardo felino. Noemi Gherrero  affascina il pubblico con il suo charme. Attrice e conduttrice attualmente conduce, su Rai Tre, il programma  “Le Parole per dirlo”, in onda ogni domenica mattina. Ma vanta anche ruoli cinematografici, infatti, prossimamente la vedremo al cinema in un film diretto da Chiara Siani dal titolo "Vecchie Canaglie".

Laurea  in Relazioni Internazionali e Diplomatiche all’Università L’Orientale di Napoli, Noemi si è avvicinata al mondo dello spettacolo nel 2009, attraverso il musical. In ambito teatrale ha partecipato a decine di spettacoli. Si è esibita al teatro Bellini nel dramma Arteriosclerosi, di Dalia Frediani; è stata protagonista dell’opera My Self, messa in scena al teatro Totò di Napoli; ha affiancato il cantautore Povia in una performance artistica tenuta al teatro Sannazzaro di Napoli e si è cimentata in numerose performance live centrate sulla contaminazione dei generi e delle arti in location prestigiose quali la Galleria Borbonica di Napoli e il PAN. 

Dal teatro è passata alla settima arte realizzando, come protagonista, di quattordici cortometraggi, fra cui: La ricchezza di Napoli, diretto da Loris Arduino e premiato al Sud Film Festival nel 2018. Negli anni, si è legata soprattutto al cinema indipendente – da Gramigna di Sebastiano Rizzo a Magari resto di Mario Parruccini, da Passpartù-operazione doppiozeroche ha riscosso notevole sulle piattaforme digitali come Amazon, a Lui è mio padre con la regia di Roberto Gasparro. Ha lavorato con attori quali: Giacomo Rizzo, Gianluca Di Gennaro, Michele Riondino, Federico Salvatore, Emiliano De Martino, Julia Mayarchuk, Gianni Parisi. Una carriera in ascesa la sua e pensare che ammette, senza pudori, di aver superato problemi di anoressia.

Lei conduce una trasmissione molto interessante sulla lingua italiana. Com'è cambiato il modo di parlare degli italiani?

Negli ultimi decenni tutti quanti noi abbiamo imparato ad avere una comunicazione più veloce, stringata, poco attenta e con cura ai dettagli. Almeno nel quotidiano. Questo credo dipenda dai ritmi sempre più frenetici delle nostre vite e dall'avvento dei social che hanno portato con sé una propria grammatica. La cosa riguarda soprattutto i più giovani ma non esclude noi adulti. La contaminazione linguistica derivante poi dalla sempre più presente globalizzazione e dalla "potenza" della lingua inglese soprattutto a settori legati all'high-tech, al digitale e all'informatica, (che sono poi le vere scommesse del futuro), ci porta spesso a sostituire con l'inglese parole che in italiano noi abbiamo. Non credo sia un fenomeno soltanto negativo: di tutte le cose esiste il lato buono e il lato cattivo, ma bisogna esserne consapevoli e provare tutte le volte a ricostruire l'origine del perché parliamo in questo modo. 

Modella, conduttrice televisiva e attrice ma è vero che il suo mito era Giovanna Botteri?

Certo che si! Come anche Sophia Loren, Gandhi e Nelson Mandela

Scherzi a parte, ho stimato e tutt’ora stimo moltissimo Giovanna Botteri. Seguivo le sue inchieste da adolescente. Ricordo ancora i temi alle scuole medie in cui ci veniva chiesto chi fosse la figura femminile del momento secondo noi, chi fosse il giornalista più acuto che ci ispirasse maggiormente, a chi volevamo "somigliare" una volta diventati grandi. Io puntualmente scrivevo: Giovanna Botteri. La trovo una donna di profonda cultura e di gran classe, che ha saputo farsi strada con fermezza e personalità in un mondo che fino a poco tempo fa era "credibile" solo per gli uomini. Naturalmente il precorritrice, la fautrice di questa vera rivoluzione è stata Oriana Fallaci. Lei è un mito, ma l'ho scoperta, nel senso che ho cominciato ad appassionarmi a lei e alla sua storia, solo ad età più tarda.  Giovanna Botteri non è il solo riferimento di ispirazione, da un punto di vista artistico ammiro fortemente Marina Abramovic per la sua forza innata e il suo coraggio, per le sue acute intuizioni, ma anche figure più classiche che hanno fatto la storia del cinema come le grandi dive del passato. Le donne che si battono tutt’ora per i propri diritti. In generale ammiro chi riesce a segnare la storia, a muoversi nel tempo attraverso un cambiamento.

La sua inchiesta sulla sessualità...quando la vedremo?

Mi sono fermata perché molti impegni mi hanno portato a rivedere alcune priorità. La mia non sarà solo un'inchiesta; l'idea nel tempo è maturata e credo che ne farò anche un prodotto non solo giornalistico. L'idea, come in molte cose che faccio con più o meno successo, è quello di unire l'aspetto artistico, più personale a quello sociale che possa riguardare i più. E’ stato così anche per la mia mostra fotografica “Scomposizioni e fughe dell'anima: arte pandemica"

Come affronta il tema dell'adolescenza in tempo di Covid. Quanto la pandemia ha influito su problemi come anoressia e bulimia nei giovani?

La pandemia, la paura, il distanziamento, credo abbia esasperato molte criticità nella parte sociale ed emozionale. Abbiamo tutti alzato le barriere, le nostre difese, sviluppando diffidenza e chiudendoci nella sopravvivenza. non so dire quanto abbia inciso sui disturbi alimentari. Sarebbe interessante fare uno studio ad hoc.

Da ex anoressica, posso affermare che quando sei "sotto pressione" la malattia non ti molla, dipende poi dal carattere che hai. Di certo immagino che saranno stati tanti gli uomini e le donne impossibilitate a ricevere aiuto nel momento più critico. 

Presto la vedremo al cinema. Qual è il suo ruolo in vecchie canaglie?

Interpreto Martina, un'infermiera molto romantica e sognatrice. Una donna ingenua, senza malizia, che vede il mondo con gli occhi di un bambino. Mi sono divertita moltissimo perché non avevo mai lavorato su un personaggio leggero, più "comico". Ho fatto anche un lavoro sulla voce e la regista è stata bravissima a consigliarmi. Non vedo l'ora di vederlo al cinema!

Quanto conta,ancora oggi, la bellezza di una donna per la carriera nello spettacolo?

Credo conti ancora tanto ma il tema è delicato. Non darei la colpa al "sistema" perché il " sistema" siamo noi. Ci sono state tantissime donne, da Anna Magnani a Meryl Streep, che hanno dimostrato quanto gli stereotipi spesso e volentieri perdono dinanzi al talento e alla capacità di esprimere la propria arte.

Partiamo dal fatto che il bello è soggettivo e che i tempi fissano dei canoni che poi cambiano. Un profilo greco apprezzato nell'epoca classica non sarebbe tale oggi. Idem vale per le curve troppo generose o per le donne troppo alte. Tutto cambia, cambiano i gusti perché cambia il costume. Il punto vero è: perché le donne hanno bisogno di essere anzitutto belle per sentirsi riuscite? Perché hanno bisogno di spingere sempre sull'aspetto erotico sessuale? La vera rivoluzione deve essere "interiore", scoprirsi meritevoli e valorose al di là del volume delle proprie labbra.

Un sogno nel cassetto...

Sono scaramantica, ho paura che se poi lo dico... sfugge

A parte gli scherzi, vorrei riuscire a dare forma a quello che ho dentro, alla "visione", che mi ha guidato sin qui.

 

 

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