Di Giovanna Guzzetti
Ma di questo bisestile (e quindi funesto…), palindromo, inimmaginabile ed ineffabile 2020 porteremo qualche ricordo roseo? Ognuno, forse, cercherà di scavare nella sua memoria personale per trovare un evento positivo e memorabile ma la maggior parte di noi, a questa domanda, sono certa che opporrebbe un… “ma per carità”.
E, invece, se all’aggettivo roseo sostituiamo la locuzione “di colore rosa” penso che la lista non sarebbe breve, soprattutto tenuto conto che, nell’immaginario collettivo, il colore rosa rappresenta il femminile, il mondo delle donne.
Il 2020 lo sintetizzo con i nomi di due donna: Kamala Harris e Agitu Gudeta.
In passato con eleganza discutibile, qualcuno le avrebbe definite, entrambe, abbronzate. In realtà tutte e due queste donne, con provenienze e attraverso percorsi radicalmente diversi, hanno mostrato come, grazie ad impegno e determinazione, ci si possa riscattare. Kamala sudata, mentre fa jogging e conferma a Biden che ce l’ha fatta a prendersi la Casa Bianca (“Joe, you did it !”) nel suo approccio del non mollare mai non è diversa da Gudeta che sfuggendo a fame, violenze e guerra, era riuscita a realizzare sulle nostre montagne, quelle che l’intera umanità ci invidia, il suo sogno, faticoso ed ecosostenibile, della capra felice.
Quello che auspichiamo, con tutte le forze, è che la mission di Kamal non venga interrotta, in alcun modo, come invece è accaduto alla giovane etiope.
Un’altra donna che merita più di un cenno – e già sappiamo che ne dimenticheremo molte – la presidente della commissione Ue Ursula von der Layen che, alla guida di una UE non sempre compatta in un periodo di emergenza planetaria, è riuscita a far emergere un lato uman(itari)o di una istituzione superburocratica, attivando tutto il possibile per sostenere i paesi in difficoltà (dove l’Italia non è certo tra i fanalini di coda).
In ambito nostrano, non possiamo dimenticare gli sforzi e l’attività continui, e mai muscolari, del nostro ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, accreditata anche di un Covid mai contratto (ironia della sorte…).
Le donne sono state protagoniste assolute di questo 2020: nelle mura domestiche, nel mondo del lavoro e, soprattutto, nell’universo della cura. Assolute e silenziose (lo stesso silenzio innaturale cantato da Diodato). Spesso drammaticamente provate ma sempre pronte a riprendere il posto di combattimento, è il caso di dirlo, in questa guerra, tutt’altro che lampo, al Covid.
Non servono nomi e/o parole ma solo l’immagine dell’infermiera sfinita che a fine turno, ed eravamo a Cremona solo a marzo 2020, abbandona la testa su un piano, vicino alla tastiera di un computer per riprendersi prima di ricominciare.
Questo è il rosa del 2020. Indelebile per molti. Da non dimenticare, per tutti.
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