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Costume
Valencia una città moderna dal cuore antico, il viaggio

Tu che sei venuto qui, non contare il tempo in minuti, ma nei momenti di piacere. Ferma il tempo in un eterno momento di divertimento. Libera i tuoi sensi, goditeli. Recupera quel momento della tua vita che hai perso e cerca quelli che verranno. Sbrigati lentamente, senza fretta, come le cose del piacere dovrebbero essere prese, sentendo la carezza dell'eterno, di ciò che non ha né inizio né fine”. Questi alcuni dei versi di Tito del Moro, che sono un vero inno alla vita, e che meglio rappresentano l’anima della città spagnola di Valencia dove ognuno può vivere la sua vita in libertà prendendosi i suoi spazi e il suo tempo.

Fondata nell’anno 138 a.C. dai Romani, fu poi dominio di Visigoti e musulmani fino al 1238 anno in cui il re Giacomo I d'Aragona la incorporò nei suoi domini e avviò il processo di conversione al cristianesimo. L’impronta lasciata dagli arabi si avverte ancora oggi nella cucina, nell’arte e nei metodi di irrigazione. Di quell’epoca rimane ancora oggi il Tribunale delle Acque, la più antica istituzione giuridica in Europa e forse nel mondo, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, che controlla il corretto utilizzo delle acque per l’irrigazione. A mezzogiorno di ogni giovedì, davanti alla Porta degli Apostoli della Cattedrale, si svolge una riunione all’aperto presenziata da un cancelliere e da otto giudici, che rappresentano gli otto canali di Valencia. Le sentenze nei confronti degli agricoltori sono senza possibilità di appello.

Il periodo di maggior splendore della città fu dal XIV al XVI secolo, il cosiddetto il “secolo d’oro”, durante il quale la città fu uno dei principali centri commerciali d'Europa grazie al suo porto divenuto uno dei principali del Mediterraneo. La spedizione di Cristoforo Colombo fu resa possibile dai banchieri valenciani che finanziarono la corona di Castiglia. Il principale monumento in stile gotico di quel periodo è certamente la Borsa della Seta, in cui si tenevano le contrattazioni mercantili, inserita nel 1996 dall'Unesco nella lista dei Patrimoni dell'Umanità. L’edificio, chiamato “Lonja de la Seda”, è di circa 1990 metri quadrati e si compone di tre ambienti interni e di uno esterno, il giardino degli aranci. La sala delle colonne, in cui si tenevano le contrattazioni, è quella più suggestiva ed imponente. In alto una scritta intorno alla volta inneggia al mercante onesto. Due curiosità: dalla sala delle colonne una scala a chioccia immette in un piccolo ambiente destinato ai rei condannati dal tribunale che ivi aveva sede; nei pressi un fregio ritrae una vecchia nel gesto di “gonfiare” con un mantice e con l’aiuto del diavolo un capretto da portare al mercato per farlo sembrare più grasso.

Nel 2018 i turisti italiani a Valencia sono stati  208.104, raggiungendo il primato in quanto a numerosità rispetto alle altre nazioni che visitano la città, i pernottamenti in media sono stati di 3,08 notti. «I primi tre mesi del 2019 hanno registrato una crescita dell'11,05% dei turisti italiani, questo grazie ai 14 voli diretti dall'Italia» ha commentato Leticia Colomer, Market Manager dell'Ufficio del Turismo di Valencia.

La visita continua alla Basilica ed alla Cattedrale che hanno lastre di alabastro al posto delle vetrate, per stemperare la forte luminosità che distoglierebbe i fedeli dal raccoglimento. Nella Cattedrale è custodito il Santo Graal, una delle reliquie più importanti della cristianità, che fu dato in pegno in cambio di soldi dal re Alfonso il Magnanimo per finanziare la conquista di Napoli e della Sicilia. Nella cappella del Graal vi sono esposte anche le catene che sbarravano il Porto di Marsiglia e che furono asportate nel 1423 durante il Sacco di Marsiglia. A portarle qui insieme allo strumento usato per romperle fu il re Alfonso il Magnanimo in segno di devozione alla Coppa che gli aveva portato “fortuna”. Dal 1700 i Vescovi hanno smesso di usarlo durante la messa perché un vescovo nel ‘700 lo fece cadere a terra scheggiandolo e costui se ne dispiacque a tal punto che morì di crepacuore.

Oggi viene utilizzato solo in caso di visita pontificia.

La tradizione culinaria è di origini antichissime. Per esempio qui si può degustare la Horchata di Valencia, anche detta “bevanda dei faraoni”, preparata con acqua, zucchero e chufa, un piccolo tubero estratto dalle radici della juncia avellanada che veniva già utilizzato nell’antico Egitto. Il nome “Horchata” deriva dal latino “hordeāta” che significa orzo, quindi in origine la Horchata era “acqua di orzo”. Una leggenda popolare racconta che quando il Re Jaime I de Aragòn (El Conquistador) arrivò a Valencia, fu accolto da una fanciulla che gli offrì una ciotola con una bevanda fresca, bianca e dolce. Bevendola, il Re esclamò la famosa frase “¡Aixo no es llet, aixo es OR, XATA!,” che significa “questo non è latte, questo è oro, ragazza!”.

Di tradizioni antiche anche la Paella Valenciana le cui ricette più tradizionali possono essere degustate alla Pepica in Playa de la Malvarosa, che ha la reputazione di essere il più famoso e antico ristorante. Dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1898, molte sono state le celebrità che si sono sedute ai suoi tavoli: lo scrittore Ernest Miller Hemingway, l’attrice Ava Gardner, il regista Orson Welles, i Reali di Spagna, personaggi dello spettacolo e del calcio come Miguel Bosè e Pelé.

La Paella Valenciana per eccellenza prevede tra i suoi ingredienti: pollo, coniglio, a volte anatra, zafferano, fagioli, verdure e rosmarino. Secondo una leggenda sono gli uomini a cucinare di domenica la Paella per far riposare la propria donna che cucina durante tutta la settimana. Tale mito spiegherebbe l’etimologia del nome di questo piatto: “pa_ella” cioè “per_lei”.

L’adiacente spiaggia di Malvarosa è quasi tutta ad accesso libero e, nonostante i suoi 500 metri da percorrere per raggiungere la battigia, permette di godere di una costa che anche quest’anno ha ricevuto la Bandiera Blu. Insieme a La Malvarosa hanno ricevuto tale riconoscimento anche le spiagge di: el Cabanyal, El Saler, Árbre del Gos, La Garrofera, la Devesa y Recatí.

Il cocktail più valenciano è l’“Agua de València”, una bevanda alcolica a base di Cava, il nostro spumante, succo d'arancia, vodka e gin. L’Acqua di Valencia è stata realizzata per la prima volta nel 1959 dal pittore galiziano Constante Gil nel suo bar “Café Madrid” di Valencia. Si racconta che alcuni clienti abituali del locale stanchi di bere il loro solito vino frizzante, che giocosamente chiamavano “Agua de Bilbao”, chiesero un suggerimento al titolare per bere qualcosa di diverso. Il barista Gil offrì loro un mix di succo d'arancia, vino frizzante, gin, vodka e zucchero chiamandolo ironicamente “Agua de Valencia”.

Il Café de las Horas è un luogo magico e originale vicino a Plaza de la Virgen, capace di mescolare cultura e musica, dove gustare cocktail o una deliziosa torta, o un caffè e chiacchierare con gli amici mentre si sorseggia un drink. Il locale ha uno stile neo-barocco ed è stato inaugurato nel 1994, il proprietario di origine caraibica, Marc Insanally, organizza incontri culturali, presentazioni di libri ed eventi di tutti i tipi. L’energia che costui sprizza da tutti i pori, affiancata ad un’età non dimostrata, lascia intendere che nel locale si può bere l'acqua dell'eterna giovinezza, forse l’“Agua de València”.

La Città delle Arti e delle Scienze, in spagnolo Ciutat de les Arts i les Ciències, è l'attrattiva principale della città di Valencia. Realizzata a partire dal luglio del 1996, su progetto dell'architetto valenciano Santiago Calatrava, è un'enorme complesso di edifici modernissimi che occupa una superficie di 350.000 metri quadrati, un vero e proprio capolavoro di architettura contemporanea riconosciuto in tutto il mondo. La Città delle Arti e delle Scienze  è composta da: El Palau de les Arts Reina Sofía, L'Hemisfèric, L'Umbracle, il Museo delle scienze Principe Felipe, il Pont de l'Assut de l'Or, L'Ágora e il Parco oceanografico che è il più grande acquario d'Europa, capace di ospitare 45.000 esseri viventi appartenenti a 500 specie diverse. Al suo interno sono stati riprodotti i principali ecosistemi marini del pianeta.

Allora arrivederci a Valencia, città che vale, perché ricordiamo che “Viajar no es un lujo, es una necesidad”,  viaggiare non è un lusso, è una necessità !

 

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