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Cronache
"Commissione sugli Anni di Piombo. Pietrostefani e altri sanno verità scomode"
Guido Salvini

Guido Salvini, gip di Milano, si è occupato a lungo di terrorismo da giudice istruttore. In un'intervista ad Affaritaliani.it, dopo il recente arresto di Cesare Battisti, chiede l'istituzione di una Commissione per la Verità e la Riconciliazione sugli Anni di piombo.

Lei ha parlato recentemente della possibilità di chiedere nuovamente l’estradizione di alcuni latitanti tra cui Giorgio Pietrostefani.

Partiamo dal delitto Calabresi. All’inizio degli anni ‘70 migliaia di manifestanti nelle piazze inneggiavano alla morte di Calabresi e a colpire il Commissario. Poi qualcuno lo ha fatto veramente. Molte di quelle persone col tempo, sono rimaste inorridite da quello che è avvenuto. Credo che abbiano il diritto, e lo abbiano tutti i cittadini, di sapere chi ha deciso di agire il loro nome.

Ma Pietrostefani ha una lunga pena da scontare…

Non credo che mettere in carcere in Italia Pietrostefani qualora la Francia lo estradasse sia di qualche utilità, che possa dare soddisfazione a qualcuno. Tra l’altro è gravemente malato. Dovrebbe essere lui a fare la scelta civile di rientrare in Italia e raccontare quello che è successo. Ricordiamo che un altro dei responsabili dell’omicidio, Ovidio Bompressi ha avuto la grazia.

Al di là dei singoli casi c’è un’alternativa ad una carcerazione dopo tanti anni, un’ alternativa che potrebbe favorire la ricerca della verità ?

Questo è il punto. Sostengo da molti anni la necessità di istituire una Commissione per la Verità e la Riconciliazione traendo ispirazione dalla Commissione che ha operato in Sudafrica, pur in condizioni molto diverse, dopo la fine dell’apartheid. Non penso ad una Commissione Parlamentare che potrebbe essere strumentalizzata a fini politici ma ad una Commissione composta da giuristi, storici e personalità indipendenti magari promossa dal Ministro della Cultura. E’ una proposta che formulò per primo il Presidente della Commissione Stragi sen. Giovanni Pellegrino al termine del lavoro della Commissione.

E che compito avrebbe?

Certo non quello di far ripartire processi. Dovrebbe raccogliere con serietà le testimonianze di chi, ex terroristi, uomini dello Stato e dei Servizi, anche semplici testimoni, possa dire qualcosa su quanto di quegli anni è rimasto sepolto o dimenticato, per solidarietà ideologica, scelte di campo ormai superate o magari per paura. Penso anche alle stragi di destra, tra poco sarà il cinquantenario di piazza Fontana. E dovrebbero essere presenti anche rappresentanti dei familiari delle vittime.

Potrebbe essere anche un luogo dove ascoltare chi sinora rimasto latitante?

Sì, se si costituissero o fossero estradati, potrebbero raccontare per la prima volta quanto hanno commesso, perché hanno scelto quelle vittime, che cosa li muoveva, come vedono il loro passato.

Potrebbero aggiungere anche nuove verità ?

Certamente. Molti vecchi militanti delle Brigate Rosse e di Prima Linea sono fuggiti da quasi trent’anni e tra di loro ad esempio c’è Alessio Casimirri che era presente in via Fani ed è riparato in Nicaragua. Ci sono ancora molte zone d’ombra nel sequestro e l’omicidio dell’on. Moro. La Commissione Parlamentare d’Inchiesta che ha terminato il suo lavoro all’inizio del 2018 ha indicato , molti passaggi controversi e ha fatto alcune scoperte nuove soprattutto in relazione ai luoghi, credo più di uno, in cui Moro è stato tenuto prigioniero e ai possibili interventi in alcune fasi di realtà esterne alle B.R. La Commissione ha dovuto terminare il suo lavoro solo perché è stata sciolta la Legislatura. Casimirri potrebbe aiutare nella ricostruzione della verità.

E quali sarebbero le conseguenze per chi testimonia?

Una confessione dinanzi ai parenti delle vittime, come è avvenuto in Sudafrica, restituirebbe ai familiari e alla società il senso della morte di tante persone, dovrebbe essere considerata un momento di reale ravvedimento e dovrebbe aprire le porte a benefici penitenziari anche in tempi molto brevi. Questa è la strada per una definitiva riconciliazione. Nel caso in cui venissero confessati reati mai scoperti potrebbe essere prevista anche una specifica causa di un punibilità. Abbiamo bisogno di verità più che di tardive carcerazioni prima che quella generazione scompaia.

twitter11@LorenzoLamperti

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