"Bossetti si ferì lottando con Yara". Il sangue incastra il killer
Massimo Giuseppe Bossetti avrebbe spiato e pedinato Yara Gambirasio. Il presunto assassino avrebbe spiato mentre Yara Gambirasio faceva ginnastica artistica, nei pressi della Città dello Sport di Brembate Sopra. È successo almeno tre volte nei giorni precedenti la sparizione della ragazzina. Il clamoroso dato arriva dall’analisi delle celle telefoniche ripetuta in queste ore dagli specialisti dello Sco della polizia e dal Ros dei carabinieri. E sembra confermare l’ipotesi degli inquirenti che l’uomo avesse "puntato" la sua vittima, che ne abbia studiato le abitudini prima di avvicinarla la sera del 26 novembre 2010 e portarla via.
Inoltre la traccia ematica da cui è stato ricavato il Dna e che risulta “sovrapponibile” a quello di Bossetti sugli slip e i leggings indossati da Yara è "mista" Ovvero contiene il Dna di vittima e carnefice. Secondo il pm Laura Ruggeri "è verosimile pensare che l’assassino, nel maneggiare uno strumento da punta e taglio, con una lama di almeno due centimetri di lunghezza e due millimetri di spessore e con una possibile copertura di titanio, si sia ferito". Intanto inquirenti e investigatori del caso Yara mostrano ottimismo: ritengono le indagini, "il puzzle", "quasi completati" e non escludono persino il possibile ricorso al "rito immediato" nei confronti di Massimo Giovanni Bossetti, l'uomo arrestato con l'accusa di essere il killer della giovane aspirante ballerina.
"La certezza investigativa - dicono - l'abbiamo", a partire dalla compatibilita' del Dna trovato sul corpo e i vestiti di Yara con quello del presunto assassino. "La probabilita' che 'Ignoto 1' sia figlio di un altro individuo, non imparentato in linea paterna con Giuseppe Guerinoni, e' di 1 su 14 miliardi", viene scritto nelle conclusioni del calcolo biostatistico riportate nell'ordinanza di custodia cautelare. Nessun problema neppure per le osservazioni fatte dal Gip che "pur non avendo convalidato il fermo per ragioni formali, ha confermato l'impianto e disposto la custodia cautelare per gravi indizi di colpevolezza", ha voluto sottolineare il procuratore capo di Bergamo Francesco Dettori. "Abbiamo dato il nome a un marziano: Perche' sembrava essere stato un marziano a scendere e a prendere la piccola Yara", dice il questore di Bergamo, Fortunato Finolli mentre il pm titolare dell'indagine, Letizia Ruggieri definisce l'inchiesta "faticosissima, pazzesca".
"Quando ho avuto notizia dell'individuazione del presunto omicida, ho gioito come uomo, ma soprattutto come rappresentante di giustizia", e' stato ancora il commento di Dettori. E anche se i costi sono stati alti: "le indagini hanno impegnato svariati milioni di euro", "con la morte ingiustificata di una tredicenne lo Stato non deve badare a spese". Nessun abbassamento della guardia pero', "le indagini - spiega Ruggeri - continuano, non sono chiuse". Nel frattempo emergono altri particolari dell'inchiesta, come le dichiarazioni del fratellino di Yara che racconta come la sorella "aveva paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via Morlotti. La descrizione dell 'uomo ('aveva una barbettina come fosse appena tagliata') e della sua autovettura ('macchina grigia lunga') - scrive il Gip - riporta l'attenzione all'odierno indagato che risulta essere proprietario di una Volvo V40 di colore grigio e negli anni scorsi portava il pizzetto come si evince da alcune fotografie pubblicate sulla sua pagina Facebook. Su altre parti del racconto del minore vi sono imprecisioni - ammette peraltro l'ordinanza - Ad esempio l'uomo viene descritto come 'cicciottello', aggettivo non corrispondente al fisico attuale dell'indagato".