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Cronache
Carne, prezzi in aumento del 20% ma non solo per colpa della guerra

A un aumento del costo del mais fa seguito un aumento di quello del mangime animale che fa lievitare di conseguenza il costo della carne delle diverse specie e del latte

Non solo pane. La spirale innescata dalla instabilità geopolitica che ha fatto alzare vertiginosamente i prezzi di energia e materie prime, si sta abbattendo con i suoi effetti anche sul settore della carne con aumenti del costo all'ingrosso che sfiorano il 20% - le stime sono tutte concordi - su prezzi che però erano pressoché stabili dal 2000, nonostante la naturale inflazione.

Ma in che modo l’aumento del costo dei cereali si riflette anche su questo settore? “Il mais è il principale ingrediente dell’alimentazione animale - spiega Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia e presidente di Assocarni - per cui il suo aumento comporta direttamente l’aumento del costo della razione quotidiana degli animali e quindi dei costi di produzione per i nostri allevatori”. Insomma il legame è decisamente lineare: a un aumento del costo del mais fa seguito un aumento di quello del mangime animale che fa lievitare di conseguenza il costo della carne delle diverse specie e del latte. E questo fenomeno si manifesta in un momento in cui “la zootecnia versava già in una situazione di grave difficoltà - continua Scordamaglia - per il mancato riconoscimento dell’aumento dei costi di produzione di carne e latte da una parte della grande distribuzione, con questi ulteriori aumenti la situazione diventa drammatica”.

Ma non è solo il costo del mais “Il problema più urgente - continua Scordamaglia - è diventato, proprio in questi giorni, l’assenza di fertilizzanti che la Russia produce per oltre il 20% della produzione globale e senza i quali rischiamo anche i raccolti futuri. Abbiamo chiesto subito che venga consentito l’utilizzo immediato del digestato - il miglior fertilizzante alternativo possibile esistente - ottenuto dai biogas (l’Italia è il quarto paese produttore mondiale) e siamo lieti che il Governo ci sia seguendo su questo”.

Da dove ha origine questa spirale di aumenti? Secondo Scordamaglia la colpa non è tutta attribuibile all’impennata del prezzo delle materie prime “sebbene la zona colpita dalla guerra russo Ucraina sia responsabile della produzione di circa il 20% del mais globale, la sensazione è che siamo di fronte anche a comportamenti fortemente speculativi a livello internazionale di stoccaggio di tale prodotto con la finalità di farne aumentare il prezzo per poi metterlo sul mercato”.

La dipendenza dell’Italia da Paesi stranieri è un fenomeno noto, che in questi mesi è emerso prepotentemente per il settore dell’energia e ora anche per l’agroalimentare. Ma se per l’energia sono già stati definiti dei piani per svincolarsi dalle fonti russe, anche se di lungo periodo, per le materie prime agrarie invece sembra che l’Italia sia destinata a perpetuare la sua non autosufficienza

Un tema, quello della sovranità alimentare che vale per la carne come per il grano e che riguarda anche le nostre politiche europee “Già prima delle recenti tensioni internazionali sui mercati avevamo denunciato la necessità che la strategia Farm to fork fosse preceduta da una seria valutazione di impatto per capirne gli effetti sulla produzione agroalimentare europea”. dice Scordamaglia “ed è ancora più vero oggi, quando i capi di Stato e di governo riuniti a Versailles individuano nella sovranità alimentare un bene assoluto da tutelare sia a vantaggio dei consumatori europei che delle parti più povere del pianeta.

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