Carni cancerogene, Istituto dei tumori: "La cicoria annulla l'effetto" - Affaritaliani.it

Cronache

Carni cancerogene, Istituto dei tumori: "La cicoria annulla l'effetto"

Fiesa Confesercenti, no allarmismi si' maggiore chiarezza - Assomacellai e Fiesa Confesercenti, in riferimento al recente allarme dell'OMS e della Iarc sulla supposta correlazione tra l'insorgenza di tumori e il consumo di carni rosse insaccate, "manifestano tutta la propria preoccupazione nei confronti di questa presa di posizione, peraltro non nuova, che rischia di ingenerare allarmismo e danneggiare importanti filiere alimentari. In assenza di elementi di conoscenza specifici, a nostro avviso, la notizia sarebbe maggiormente da verificare".

La pubblicazione anticipata sulla rivista scientifica Lancet Oncology, si legge in una nota, " va invece nel contesto di una comunita' scientifica che continua ad esprimere posizioni in materia assai variegate, arrivando anche a consigliare di inserire la carne nelle diete per favorire l'assunzione di proteine, vitamine, ferro e le altre sostanze necessarie all'organismo, soprattutto in alcune fasce d'eta'. Servono maggiori informazioni per fare chiarezza: in primo luogo, il campione preso a riferimento dallo studio, inclusi gli stili di vita dei soggetti analizzati ed i metodi utilizzati per la produzione degli alimenti assunti dagli stessi. Metodi che non sono certo peculiari della tradizione italiana di lavorazione delle carni bovine e suine e dei prodotti di salumeria, che non privilegiano grassi e abbondanza di additivi, soprattutto nelle piccole produzioni artigiane. E' per questo che il Ministero della Salute e l'Autorita' europea della sicurezza alimentare - concludono - non possono che chiarire, il prima possibile, i reali termini della questione. Allo stesso tempo, occorre proseguire con l'etichettatura obbligatoria di tutte le carni lavorate, includendo su tutti i prodotti, anche quelli semilavorati, l'origine dei Paesi".

Dall'istituto tumori Pascale: "Per annullare l'effetto cancerogeno della carne rossa abbinatela alla cicoria" - "Per annullare l'effetto cancerogeno della carne rossa abbinatela alla cicoria". Così Vincenzo Quagliariello oncologo nutrizionista dell'Istituto tumori Pascale ai microfoni di Radio Club 91 nel programma Sapori di Sera con Roberto Esse: "Le raccomandazioni internazionali del Wcrf sono regole simili al codice europeo contro il cancro. Gli effetti negativi della carne sono evidenti da tempo almeno dal 2007. E' bene evitare le carni conservate e limitare le carni rosse. Nelle carni conservate le aziende usano nitriti e nitrati altamente nocivi. Il ferro di tipo -enico presente nelle carni soprattutto quando portate ad alte temperature produce trasformazioni quasi irreversibili nel corpo. Inoltre tutti i tipi di carni contengono l'acido arachidonico, un acido grasso ad azione pro infiammatoria. Nelle nostre cellule vengono trasformate in prostaglandine della serie 6 che hanno azione infiammatoria. E' bene associare ad una porzione di carne anche delle verdure della famiglia delle cicorie che hanno un effetto protettivo importante".

L'allarme dell'Oms - Il consumo di salumi, insaccati e ogni genere di carne lavorata è cancerogeno e probabilmente è tale anche quello di carne rossa: l'allarme arriva dall'agenzia di ricerca sul cancro dell'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanita'. l'Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) - che ha stilato un rapporto sulla base di oltre 800 studi sul legame tra una dieta che comprenda le proteine animali e il cancro- fa rilevare che il dato conferma le attuali raccomandazioni "a limitare il consumo di carne". L'agenzia include la carne di maiale tra la carne rossa, insieme a quella di manzo, vitello, agnello, pecora, cavalli e capre.

Le carni "lavorate" sono state inserite nel gruppo di rischio nel quale entrano sostanze come alcol, fumo, benzene, naftalina, ma anche farmaci come la ciclosporina. L'Oms, che stila la lista, le ha infatti inserite nel Gruppo 1, che contiene i carcinogeni umani certi e comprende oltre 115 sostanze. "Il gruppo di lavoro (che ha esaminato 800 studi, ndr) - si legge nell'articolo dell'agenzia tumori dell'Oms publicato su Lancet - ha classificato il consumo di carne lavorata come 'cancerogena per esseri umani' (Gruppo 1) sulla base di sufficienti evidenze per il cancro al colon-retto". Mentre il consumo di carne rossa è stato inserito nel Gruppo 2A, perche' associata al cancro al colon-retto, al pancreas e alla prostata".

LA LISTA OMS DELLE CARNI CANCEROGENE - Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l'uomo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate 'probabilmente cancerogene' le carni rosse: questa categoria, spiega l'Oms, ''si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra''. Le carni trattate o lavorate sono quelle indicate come più pericolose per l'uomo, essendo state inserite dall'Oms nel gruppo 1 per rischio cancerogeno. Le carni lavorate, spiega l'Oms, includono le carni che sono state trasformate ''attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione''. La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate è possono anche contenere altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue. Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l'Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne.

NO ALLARMISMI - Il Gruppo 2A comprende cancerogeni "probabili per l'uomo", e conta al momento circa 70 agenti. Ma gli oncologi invitano alla prudenza: "No agli allarmismi: l'Oms dice cose che in gran parte già sappiamo, e nessuno si sogna di vietare il consumo di carne: come per tutti gli alimenti, serve equilibrio", dice all'AGI Carmine Pinto, presidente dell'associazione italiana degli oncologi (Aiom). "Lo Iarc da' diversi livelli di rischio, legati al livello di probabilita' che un determinato agente sia cancerogeno per l'uomo", spiega Pinto. "Gli studi sugli insaccati hanno indotto gli esperti a collocarli nel gruppo piu' a rischio perche' se ne e' appurata la cancerogenicità, soprattuto per via di nitrati e nitriti, i conservanti che vengono utilizzati". Ma va detto, avverte l'oncologo, "che si tratta in gran parte di studi vecchi, oggi si usano molto meno questi conservanti tossici". Quanto alla carne rossa, collocata nel gruppo 2A, "e' messa tra i 'probabili' elementi cancerogeni, perche' ancora non c'e' una certezza sugli studi epidemiologici. Poi ovviamente dipende dalla quantita', non si puo' dire che la carne rossa fa male come il fumo. C'e' un equilibrio che va mantenuto".

TORNARE ALLA DIETA MEDITERRANEA - "La decisione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dell'Oms di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene - commento 'a caldo' di Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) - è un invito a tornare alla dieta mediterranea. La Iarc conferma dati che conoscevamo da tempo - spiega Pinto - ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una 'soglia di esposizione' oltre la quale ci si ammala sicuramente. Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. Il messaggio principale è invece un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore". Secondo uno studio Aiom il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana. Per il ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate per il 2013.