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Cronache
Carola Rackete, la Cassazione: "Ha rispettato il dovere di soccorso"
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Sea Watch, Cassazione: "Nave in mare non è luogo sicuro"

"L'obbligo di prestare soccorso dettato dalla convenzione internazionale Sar di Amburgo non si esaurisce nell'atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l'obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro", e tale non può essere qualificata, "una nave in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone". Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza depositata oggi con la quale spiega perché decise di rigettare il ricorso dei pm di Agrigento contro la mancata convalida dell'arresto della capitana di Sea Watch Carola Rackete. Né, si legge ancora nella sentenza, "può considerarsi compiuto il dovere di soccorso con il salvataggio della nave e con la loro permanenza su di essa, perché tali persone hanno diritto a presentare domanda di protezione internazionale secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, operazione che non può certo essere effettuata sulla nave". Anche il Consiglio d'Europa, ricorda la Corte, ha stabilito che "la nozione di luogo sicuro non può essere limitata alla sola protezione fisica delle persone ma comprende necessariamente il rispetto dei loro diritti fondamentali". 

Gregoretti: depositata richiesta di udienza preliminare per Salvini

Depositata dalla procura di Catania, nella segreteria del giudice per le indagini preliminari, la richiesta di fissazione dell'udienza preliminare per l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona per la ritardata autorizzazione allo sbarco dei migranti che erano su nave Gregoretti. Il presidente dei gip di Catania, Nunzio Sarpietro, sta studiano il fascicolo per la sua assegnazione. La data dell'udienza non e' stata ancora fissata. 

Sea Watch: legali Rackete, "Ora abrogare mostri normativi"

​La motivazione della sentenza con la quale la Corte suprema "ha confermato la piena legittimità della condotta tenuta da Carola Rackete nel luglio scorso quando, per porre fine alle sofferenze dei naufraghi che aveva bordo, attraccò nel porto di Lampedusa", costituisce "un punto di riferimento decisivo per valutare la materia dei soccorsi in mare". Lo affermano i legali Alessandro Gamberini Leonardo Marino e Salvatore Tesoriero, che aggiungono: "L'avevamo detto e scritto contrastando le opinioni della procura: quell'attracco costituiva l'esito obbligato dell'adempimento di un dovere fondato su norme internazionali e nazionali, necessitato dalle condizioni dei naufraghi a bordo, divenute drammatiche. Il soccorso non si esaurisce nel salvataggio in mare, ma quando è garantito un porto sicuro nel quale siano assicurati i diritti dei naufraghi". La pronuncia della Corte ripristina "il primato della libertà personale e impone la necessità che la stessa polizia giudiziaria limiti i propri poteri coercitivi di fronte alla ragionevole sussistenza di una causa di giustificazione. E dunque quell'arresto era illegittimo. Non si riservano le manette a coloro che hanno il solo merito di aver salvato vite in mare". Concludono gli avvocati: "Valga questa pronuncia anche ad ammonire coloro che ancora fanno resistenza all'abrogazione di quei decreti sicurezza, che costituiscono un insulto alle ragioni del diritto. Ogni norma che sia espressione della scellerata politica dei porti chiusi va cancellata. Un'attenta lettura della sentenza della Cassazione consente di comprendere come non si possa rimediare a questi mostri normativi, mantenendone l'impianto e limitandosi ad una mera riduzione delle abnormi sanzioni".

 

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