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Cronache
Cesare Pozzo ombre ‘ndrangheta. Truffa, arrestati vertici, cosa non vi dicono

Cesare Pozzo. Cosa ci fanno insieme una delle più antiche e importanti società di mutuo soccorso italiane, iscritta a Legacoop, la Cesare Pozzo, 15 milioni di euro di buco, dei bond lussemburghesi ad alto rischio, la parola truffa e pure la ‘ndrangheta? Appaiono insieme nell’operazione condotta, qualche giorno fa, dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e dalla Procura del capoluogo lombardo. Nell’inchiesta sono finiti agli arresti il presidente della Cesare Pozzo, Armando Messineo (ai domiciliari), il direttore generale Ferdinando Matera (anche lui ai domiciliari) e tra gli indagati il broker molisano Gianluigi Torzi, asceso alle cronache per lo scandalo Vaticano.

La Cesare Pozzo, la mutua dei ferrovieri sorta nel 1877, cioè più di 140 anni, ha stranamente acquistato con i propri fondi delle obbligazioni ad alto rischio e prive di rating di società lussemburghesi. Ma non solo. Agli arresti sono finite 6 persone e nel caso compaiono anche i “mafia bond”, i certificati di credito sulla sanità calabrese. L’ombra della ‘ndrangheta sulla società si evince dalla nota del procuratore Francesco Greco che spiega come tra i beneficiari del denaro distratto alla mutua, oltre al presidente e al direttore generale pro tempore, c’è pure un “nutrito numero di soggetti”... “tutti residenti in Calabria, titolari di aziende formalmente operanti nel settore edile, alcuni dei quali risultati contigui ad ambienti della criminalità organizzata locale“. Alcuni degli indagati, secondo le indagini condotte dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Giordano Baggio e Carlo Scalas, sarebbero vicini ad ambienti della ‘ndrangheta. Il sistema seguiva la prassi delle "prestazioni fittizie in favore di imprese amiche", ma nel caso compaiono anche "acquisti ricorrenti per migliaia di euro in boutique di lusso e ingenti esborsi al nightclub" e la fittizia assunzione di personale legato agli indagati. Costoro sono anche accusati di aver distratto fondi dalla Fondo Salute Sce, la prima cooperativa europea per la salute e la tutela sociale, nata nel 2009 da un’alleanza tra la Cesare Pozzo e il gruppo mutualistico francese Harmonie Mutuelle.

La presunta associazione per delinquere è stata scoperta dopo una querela presentata nel 2019 da alcuni soci e membri del Cda. Ma le perplessità sulla gestione della Cesare Pozzo non sono una novità nello scenario. Chi scrive, in completa solitudine, aveva già raccolto il grido di allarme dei soci nel 2017 ma anche circostanziando i fatti raccontati era stato colpito da una querela, ancora in corso. A quel punto ancora nessuno aveva messo il naso nei bilanci e nelle storie della mutua che è, e resta, una potenza politicamente trasversale. Quando ce ne occupammo aveva 110 dipendenti, una sede storica a Milano, 19 sedi regionali e una struttura così capillare da avere sportelli ovunque nel Paese.

La Finanza ha eseguito in questi giorni un decreto di sequestro preventivo da oltre 16,3 milioni di euro nei confronti degli indagati, tra cui pure Torzi e a carico di società, alcune delle quali di “diritto estero”.

Dopo la notizia dell’inchiesta abbiamo risentito alcuni soci.

Savio Galvani: “La situazione è proprio come l’avevamo timidamente descritta negli anni. Se naturalmente le accuse verranno confermate è un gravissimo danno per la mutua, la quale è parte lesa. Il nuovo Cda ha già dichiarato che si costituirà parte civile. Purtroppo esisteva questo metodo di querelare chiunque raccontasse dei fatti o si esprimesse anche solo in modo critico su qualsiasi aspetto della gestione. Purtroppo questa pratica nel tempo è stata consolidata, evidentemente per nascondere anche delle attività che avevano poco a che fare con il mutualismo, con la solidarietà e tutto quanto il resto. Si era oramai consolidato come metodo, cioè quello di tacitare tutte le voci di dissenso all'interno, tra i soci, anche tra coloro che avevano responsabilità amministrative e quindi avevano più facile accesso agli atti per argomentare le critiche”.

Enrico Tramutola: “Da socio epurato dalla Cesare Pozzo, per aver sollevato all’epoca delle questioni, non posso che leggere la triste vicenda pubblicata sui giornali e l’amara situazione capitata al giornalista querelato”.

Ezio Gallori: “Tirava il vento ed è arrivata la tempesta. Erano anni che dicevamo che c’era qualcosa che non andava. Ora qui sembra che non si tratti solo di cattiva amministrazione ma anche di dolo”.

Tiziano Testi: “Sono rimasto amareggiato dall’aggravante della ‘ndrangheta, di cui non potevo immaginare ne avrei mai pensato, ma è un quadro peggiorativo della considerazione che avevo di chi amministrava. Altre cose sugli investimenti, più o meno andati a ‘pallino’, le sapevo e le sapevano in tanti”.

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