Coronavirus. L’Italia porta del virus in Europa ma pure potenziale difesa - Affaritaliani.it

Cronache

Coronavirus. L’Italia porta del virus in Europa ma pure potenziale difesa

Daniele Rosa

No al panico si alla preoccupazione. E’ un virus paragonabile alla febbre comune, dicono molti infettivologi.

L’Italia potrebbe essere la porta d’ingresso del Coronavirus in Europa ma potrebbe esserne anche la possibile difesa alla diffusione . Infatti da come saprà gestire la situazione di questi giorni si capirà se la diffusione del virus a livello europeo è stata bloccata o almeno rallentata. Il nostro paese confina con ben 4 paesi della zona Schengen che, a secondo dell’evoluzione del virus in Italia, potrebbero tenere aperte o chiudere le proprie frontiere.

 

Schengen infatti è la maggior preoccupazione, dopo quella sanitaria, dell’Europa che ha riunito i suoi Ministri della Sanità per  esortarli ad un’azione comune ‘Stiamo seguendo con attenzione l’evolversi della situazione sanitaria in Italia-ha confermato la Commissaria della Salute,la cipriota Stella Kyriakides- e la risposta all’emergenza del paese è stata rapida e la comunicazione efficace e trasparente’.

Italia possibile porta d'ingresso del virus in Europa

La preoccupazione della Comunità Europea, dopo l’aspetto sanitario è quello economico. Un’ulteriore diffusione del Coronavirus potrebbe portare alla chiusura delle frontiere, riportando i paesi a prima del 1995 quando non era ancora in vigore Schengen.

 

Se il virus dovesse espandersi l’Italia, suo malgrado, potrebbe rischiare l’isolamento dagli altri Paesi europei.

In realtà gli epidemiologi sono abbastanza concordi nel ritenere che, in un  mondo iperconnesso come è il nostro, e il mondo europeo lo è in particolare, la chiusura delle frontiere sarebbe difficile e non servirebbe a combattere il virus, anche se ciò è difficile da spiegare alla gente.

 

La migliore soluzione sarebbe quella di identificare i casi e isolarli. Una maniera razionale di guadagnare tempo per preparare la popolazione e le strutture sanitarie a gestire al meglio il picco che potrebbe arrivare.

Ma aldilà delle preoccupazioni mostrate dalla Comunità Europea già alcuni paesi hanno adottato le misure di difesa.

Italia possibile porta d'ingresso del virus in Europa

L’Austria ha già bloccato un treno proveniente da Venezia e diretto a Monaco in quanto il Ministero dell’Interno austriaco ha sostenuto che due passeggeri potevano essere malati.

In Romania invece è diventata obbligatoria una quarantena, ridotta a due settimane, per tutti coloro che arrivano da Lombardia e Veneto. E all’aeroporto di Bucarest si deve rispondere ad un questionario medico. Al minimo dubbio quarantena obbligatoria al proprio domicilio.

 

"La maggior parte dei pazienti - ha spiegato Michael Ryan, capo del programma di risposta alle emergenze dell’OMS - contrae una forma molto lieve del virus e tutto finisce in un paio di giorni, ed è questa un'ottima notizia per i giovani e i giovani adulti. Ma c'è anche un numero significativo di persone, ben il 20% dei pazienti,. che si ammala in modo molto grave".

 

Nella prossima settimana l’OMS, dopo lunghe riflessioni, molto probabilmente dichiarerà il Coronavirus una pandemia. Una pandemia che molti infettivologi (e non solo Donald Trump), sostengono possa calare repentinamente appena le temperature si innalzeranno,così come succede in tutti i casi di febbre. Purtroppo mancano ancora diversi mesi all’estate.

Italia possibile porta d'ingresso del virus in Europa

Ciò’ che sembra importante a tutti gli esperti medici europei è fare la differenza tra panico e preoccupazione. Il primo è considerato inutile e dannoso, il secondo aiuta a prendere le misure necessarie e a stare preparati.

 

‘E’ un’infermità paragonabile ad una normale febbre’ sostengono molti infettivologi. Ma il panico, in Italia sembra aver contagiato molte persone. E molti supermercati hanno gli scaffali vuoti, come in temi di guerra o di uragani.

 

Nel frattempo l’Europa ha inviato la seconda tranche di materiale di protezione in Cina. 25 tonnellate di guanti, maschere protettive e disinfettanti. Una prima di trenta tonnellate era già stata inviata a febbraio nella speranza, ora vana, che sarebbe servita solo là.