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Cronache
Coronavirus, la giungla delle app: ce ne sono 89 attive in 17 Regioni

Coronavirus, la giungla delle app: ce ne sono 89 attive in 17 Regioni

Rivoluzione digital nella sanità italiana nata per effetto dell’emergenza coronavirus. Sempre più app sviluppate e in uso nelle regioni italiane per tracciare i contagi, ma soprattutto, in questa fase, per gestione e assistenza da remoto ai pazienti, Sono globalmente 89 le soluzioni digitali adottate in 17 Regioni su 20 (tranne Friuli Venezia Giulia, Molise e Calabria), sia a livello regionale che di singola azienda sanitaria. La mappatura mostra come 28 delle soluzioni sono dedicate strettamente alla gestione dei pazienti Covid-19. Altro elemento che emerge dal 4/o rapporto è un netto aumento dei posti letto di terapia intensiva, spesso in percentuale superiore a quella indicata dal Ministero della Salute (+50%).  Sono alcuni dei dati della quarta puntata dell’Istant Report Covid-19 una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale, per la prima volta prendendo in considerazione 20 Regioni italiane.  Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica, è coordinato da Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’advisorship scientifica del Prof. Gianfranco Damiani e della Dottoressa Maria Lucia Specchia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene). Il report si basa sull’utilizzo di un set di indicatori per misurare le performance nell’affrontare questa crisi senza precedenti. Per esempio sul fronte delle app per analisi di spostamenti e assembramenti il Lazio ha attivato il Portale (ROMA) segnalazione assembramenti.

Lazio e Lombardia

Sul fronte della segnalazione anonima dei cittadini del loro stato di salute si è attivata la Lombardia con la app AllertaLOM. Il Lazio invece ha la App LazioDrCovid per l’interazione periodica del cittadino coi servizi, sempre in merito al proprio stato di salute. Poi ci sono tantissime iniziative digitali adottate dalle singole aziende sanitarie su uno o più reparti, per gestire i pazienti, specie quelli con malattie croniche, da remoto: infatti, delle 89 soluzioni, ben 57 sono invece state adottate in queste settimane per la migliore gestione “a distanza” dei pazienti affetti prevalentemente da diabete (10 soluzioni), patologie cardiovascolari (9) e per i pazienti oncologici (6). Sono invece 8 le soluzioni digitali per la medicina di famiglia. Tutti pazienti che, in questo periodo, hanno dovuto rinunciare a recarsi in ospedale o in ambulatorio per via dell’emergenza. Il 39% di queste soluzioni assicura visite a distanza, il 34% soluzioni per il monitoraggio dei pazienti a casa e il 10% si rivolge a pazienti in RSA. Il 30% delle soluzioni utilizza una combinazione tra contatto telefonico e scambi di posta elettronica. Il 27% usa il web (siti internet dedicati), il 24% è basato su specifiche piattaforme per teleconsulto e contatto domiciliare e il 19% è costituito da app per smartphone. Questa sembra essere una delle prime ricadute dell’emergenza Covid-19 sul sistema sanitario e forse ci mostra l’Ssn prossimo venturo. Infatti la difficoltà di accedere ad ospedali e ambulatori, comunque in situazioni di necessità e bisogno, ha accelerato l’introduzione di soluzioni innovative che, con ogni probabilità, ridefiniranno i confini del Servizio sanitario nazionale. Certamente in tutte le Regioni le soluzioni digitali stanno oggi integrando (e forse nel futuro sostituiranno) i servizi ambulatoriali più tradizionali soprattutto per l’assistenza ai pazienti non-covid che, in questa fase hanno dovuto ritardare o rimodulare la propria domanda di salute per dare priorità all’emergenza.

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