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Cronache
Covid, Iss: "Rt torna sopra 1 dopo 6 settimane". 12 regioni a rischio alto

Sono 12 le Regioni classificate a rischio alto, e dove potrebbero essere applicate misure più restrittive. La scorsa settimana non ce n'era nemmeno una.  E' quanto rileva la bozza del monitoraggio settimanale di ministero della Salute e Iss. "Complessivamente - si legge nel report - questo porta alla classificazione di 12 Regioni/PPAA a rischio alto questa settimana (vs nessuna la settimana precedente), 8 a rischio moderato (di cui due ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una Regione (Toscana) a rischio basso. Tre Regioni/PPAA (Calabria, Emilia-Romagna e Lombardia) hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2, altre 6 (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, V. d’Aosta) lo superano nel valore medio, e altre quattro lo raggiungono (Puglia) o lo sfiorano (Lazio, Piemonte e Veneto)".
Le 12 Regione classificate a rischio alto sono Emilia Romagna (Rt 1,05), Friuli Venezia Giulia (0.91), Lazio (0.98), Liguria (1.02), Lombardia (1.27), Marche (0.93), Piemonte (0.95), Provincia di Bolzano (0.81), Provincia di Trento (0.85), Puglia (1), umbria (1.01) e Veneto (0.97). Otto regioni a rischio moderato: Abruzzo, Basilicata, Calabria (ad alto rischio di progressione a rischio alto), Campania, Molise (ad alto rischio di progressione a rischio alto), Sardegna, Sicilia e Umbria. La Toscana è l'unica regione a rischio basso

 Rt torna sopra 1 dopo 6 settimane

L'indice di contagio Rt torna sopra 1 in Italia dopo 6 settimane. Lo rileva  la bozza del monitoraggio , riferita alla settimana 28/12-3/1. "Nel periodo 15–28 dicembre 2020 - si legge nel report - l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,03 (range 0,98 – 1,13) in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra uno".

Terapie intensive sopra soglia critica

 Sono 13 le Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (erano 10 la settimana precedente), e il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%). "Complessivamente - si legge nel report - il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve aumento da 2.565 (28/12/2020) a 2.579 (04/01/2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è invece lievemente diminuito passando da 23.932 (28/12/2020) a 23.317 (04/01/2021). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali".

Tutte le Regioni tranne una (Valle d’Aosta) riportano un’allerta di resilienza. "Questo è dovuto principalmente a un aumento nei tassi di positività che potrebbe riflettere il minor numero di test realizzati nel periodo festivo. Nessuna Regione riporta molteplici allerte". Inoltre, rileva il rapporto, "si osserva di nuovo un aumento nel numero di casi non riconducibili a catene di trasmissione note (40.487 vs 31.825 la settimana precedente) nonostante la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento dei contatti aumenti lievemente (26,8% vs 26,0% la settimana precedente). Si osserva, anche, un lieve aumento nella percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (32,8 % vs 32,4% la settimana precedente). Infine, il 28,8% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nell’11,6% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico".

Sale incidenza,rischio epidemia non gestibile

Dopo diverse settimane di diminuzione si osserva nuovamente "un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 gg (313,28 per 100.000 abitanti (21/12/2020-03/01/2021) vs 305,47 per 100.000 abitanti (14/12/2020 – 27/12/2020)). Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione del Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 gg)".

L’incidenza su tutto il territorio, si legge nel report, "è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate". Si osserva quindi "un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2 sul territorio nazionale in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali è ancora alto nella maggior parte delle Regioni"

 Misure più stringenti o rapido aumento

 L’epidemia si trova "in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti. Questo avverrebbe in un contesto di elevata incidenza con una pressione assistenziale ancora elevata ed in crescita in molte Regioni". Nella bozza si conferma "la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. Si ricorda - prosegue il documento - che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine". Gli esperti invitano inoltre le Regioni "a realizzare una continua analisi del rischio a livello sub-regionale. É necessario mantenere e/o rafforzare le misure di mitigazione in base al livello di rischio identificato come indicato nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale” trasmesso con Circolare del Ministero della Salute"

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