Cronache
Crocetta, il triste epilogo della nuova Primavera di Palermo

La nuova Primavera di Palermo e della Sicilia è già finita. Il 28 ottobre 2012 la Regione aveva salutato con entusiasmo la vittoria di Rosario Crocetta, personaggio simbolo dell'Antimafia. Dopo il ritorno di Leoluca Orlando come sindaco di Palermo si era gridato da più parti a una nuova epoca d'oro che avrebbe potuto rilanciare il capoluogo e la Sicilia intera al grido di "stop alla mafia".
Meno di tre anni dopo siamo già di fronte a una triste realtà, con le speranze di quell'ottobre già relegate a sogni di una notte di metà autunno. Già, perché la telefonata (in realtà smentita dalla Procura) tra Crocetta e il medico Tutino è solo l'ultimo capitolo di una serie di tristi eventi che hanno portato alla distruzione di quel sogno. Il giallo sulla telefonata in questione e la frase su Lucia Borsellino, figlia del giudice ucciso nel 1992, "che deve fare la fine del padre" si fa fitto, visto che dopo le rivelazioni dell'Espresso e tutto il caos politico che ne è immediatamente scaturito è arrivata la smentita del procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi.
La telefonata esiste realmente o no? E se sì davvero il governatore non ha sentito quella frase come sostiene? Il futuro ci darà (forse) le risposte ma nel frattempo la disillusione rimane. Già, perché al di là della frase di Tutino alla quale Crocetta non avrebbe risposto (secondo le prime ricostruzioni), resta il fatto che non ci si può esimere da dare alcuni giudizi sull'antimafia siciliana.
Intanto, l'amicizia e i rapporti di Crocetta con il medico Tutino, indagato per aver addebitato allo Stato spese di chirurgia estetica, lasciano perplessi. Più in generale, al di là di Crocetta, è tutto il mondo dell'antimafia siciliana che sta passando un brutto periodo. Negli scorsi mesi ombre e sospetti sono emersi su diversi simboli del nuovo corso siciliano, soprattutto nel mondo delle imprese, che era stato lanciato dall'ex numero 1 di Confinndustria Sicilia Ivan Lo Bello.
Già, perché prima c'è stato il caso di Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo per ben 10 anni, finito in manette per aver chiesto e intascato, secondo l'accusa, una tangente da centomila euro da un commerciante che chiedeva il rinnovo dell’affitto di alcuni locali dell’aeroporto del capoluogo.Scalo intitolato a Falcone e Borsellino, simboli della lotta a Cosa Nostra, citati a più riprese nelle iniziative presenziate da Helg.
Altre ombre sono state avanzate anche su Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, delegato per la legalità dell’associazione di viale dell’Astronomia, membro (poi dimessosi) del direttivo dell’Agenzia per i Beni Confiscati. Montante, vero e proprio simbolo dell'antimafia, è stato trascinato addirittura in un’inchiesta per concorso esterno a Cosa Nostra, anche se qui di prove concrete a suo carico non ce ne sono e ancora non si è capita la veridicità dell'accusa.
Ora tocca anche a Crocetta un antipatico dubbio che non porta con sé rilievi penali ma comunque un sapore davvero fastidioso. Vedremo se quella conversazione è realmente esistita o no, e magari davvero il governatore non ha sentito quella frase qualora fosse stata pronunciata da Tutino. Ma la cosa sicura è che ora il clima è di disillusione. E il caso imbarazza anche il Pd che ora, dopo la vicenda Marino a Roma, si vede aprire un'altra crepa sulla sua politica locale. Un voto in Sicilia sarebbe un grattacapo mica da ridere per Renzi, anche se il Pd ha assunto subito una posizione molto critica nei confronti del governatore siciliano. Se si andasse a votare adesso probabilmente sarebbe il Movimento 5 Stelle a spuntarla. Ma nel frattempo la Sicilia è tornata terra di sospetti e veleni, proprio alla vigilia del 23esimo anniversario della strage di via D'Amelio. Sì, la Primavera sembra davvero già finita.