Csm, Storari scarica Davigo: "Disse che era tutto in regola" - Affaritaliani.it

Cronache

Csm, Storari scarica Davigo: "Disse che era tutto in regola"

Loggia Ungheria, i verbali di Amara

Avvenne a Milano, la consegna. E, soprattutto, non fu una scelta avventata. Né il frutto di una solitaria deliberazione di un pm a caccia di ribalta o scandali. Quelle carte segrete del caso Amara - come si legge questa mattina sul quotidiano la Repubblica - arrivarono a Palazzo dei Marescialli perché fu l’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo ad «autorizzare» il pm milanese Paolo Storari sulla «legittimità» di una soluzione che ha invece scosso il Consiglio Superiore e seminato la strada di gialli e veleni. Ecco ciò che di inedito emerge ieri, dal racconto di Storari, indagato a Roma per rivelazione di segreto e interrogato dal procuratore Michele Prestipino e dai suoi sostituti, Affinito e Tucci, per lo scandalo della fuga di notizie sulla presunta loggia Ungheria.

Quell’azione fu meditata, dice il pm, e tutta affidata al togato del Consiglio: «In due momenti». Prima, Storari spiega il contesto, i nomi, si sfoga su presunte inerzie del suo procuratore Francesco Greco, chiede consiglio. Poi, Davigo valuta e gli dice: sì, anche senza deposito o esposto formale. Dammi quei verbali, si può fare. Da lì parte la storia misteriosa dell’inchiesta che doveva rimanere segreta e invece viene esposta a rischi di varia natura.

Non solo circolata tra membri del Csm, poi spifferata dalla “postina” Marcella Contrafatto, la funzionaria di Davigo ora sotto indagine a Roma, che recapiterebbe quei verbali ai giornalisti e al consigliere Nino Di Matteo. L’ultimo imbarazzo per Davigo potrebbe riguardare la scelta di veicolare il contenuto dei verbali anche in ambiente tecnico-politico. L’allora consigliere ne parlò al presidente della commissione Antimafia, il senatore 5S Nicola Morra.

Che spiega ora perché ha depositato a Michele Prestipino, venerdì, la sua relazione. «All’Antimafia è insediato il comitato che si occupa di massonerie deviate, e quindi Davigo mi raccontò dell’indagine — dice Morra a Repubblica — Mi mostrò i verbali nella tromba delle scale, rimasi interdetto. Mi sbalordì anche sapere che accuse del dichiarante (il faccendiere Piero Amara, ndr) colpivano anche Ardita», attuale membro Csm ed ex compagno di corrente di Davigo, con cui quest’ultimo aveva chiuso i rapporti. «Felice di sapere oggi che Ardita non c’entra nulla», aggiunge Morra.

Scelta legittima anche quella? O Davigo commise una violazione? La Procura di Roma non può che valutarne i profili. Ma è soprattutto l’interrogatorio di Storari a tener banco nel sabato di istruttoria. Sono le 13 e 15 quando il pm travolto dal caso Amara e il suo avvocato, Paolo Della Sala, escono dalla Procura generale, ma il faccia a faccia è durato di meno. Prestipino e i suoi pm — come correttezza vuole — concentrano le domande sull’unico aspetto: il luogo della consegna degli atti a Davigo, dirimente nella valutazione della competenza. «Milano», dice subito Storari.

Contrariamente a quanto avrebbe detto un mese fa, ricorda che tutto avvenne non a Roma, ma in pieno lockdown lombardo, inizio aprile 2020 (come aveva già detto Davigo, da teste). E poi fa di più. Oltre al dove, Storari offre il perché. Questo: mi fidavo fosse una scelta giusta, ne parlammo e Davigo mi rassicurò. Ora la competenza potrebbe passare a Brescia, non lontana peraltro dalle tensioni milanesi. All’uscita Storari appare un po’ provato ma sereno: resta muto. Parla invece il legale («Niente sul merito dell’interrogatorio»). E, legandosi a dichiarazioni fatte in tv da Davigo, Della Sala spiega: «Tecnicamente, il consigliere era persona autorizzata, dal nostro punto di vista, a ricevere quegli atti. Tale il dottor Davigo si era qualificato e in tal senso aveva autorizzato il dottor Storari alla consegna».

Una sottolineatura che, come Repubblica è in grado di ricostruire, Storari fa mettere agli atti: attraverso una dichiarazione spontanea. È un modo per scaricare la regia dell’azione sullo stimato collega, ora in pensione? È la strategia difensiva di chi non ci sta a essere usato da chicchessìa nello scandalo che ha risvegliato risentimenti e vecchie faide, come la distanza ormai insanabile tra Davigo e Ardita? Della Sala alza le mani: «Il dottor Davigo, con trasparenza, in tv ha rivendicato tali prerogative». Intanto potrebbe aprirsi con un vertice un’altra settimana incandescente. È fissata — nei prossimi giorni — la riunione di coordinamento tra le Procure investite dal ciclone Amara.