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De Maria, le ultime 48 ore: ferimento, omicidio e suicidio. Il giallo della borsa da donna
I contatti all'estero e il gesto estremo dal Duomo di Milano

De Maria e la collega trovata morta ripresi da una telecamera al Parco Nord
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le ultime 48 ore di vita di Emanuele De Maria, il detenuto fuggito dal carcere di Bollate che si è suicidato gettandosi ieri dal Duomo di Milano. Il 35enne anziché andare all' Hotel Berna a pochi passi dalla stazione Centrale dove lavorava come receptionist dal novembre del 2023 si è incontrato con la collega Chamila Wijesuriyauna, la cinquantenne italiana con origini cingalesi. I due sono stati ripresi insieme da una telecamera di sorveglianza nelle vicinanze dell'abitazione della donna in via Gorki a Cinisello Balsamo, al confine con Milano. La donna è stata trovata morta nel pomeriggio, aveva due ferite da taglio alla gola e sugli avambracci. Questo è quanto ha rilevato il medico legale dopo il primo esame del corpo. La 50enne italiana e originaria dello Sri Lanka era vestita.
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Da alcune immagini dei sistemi di video sorveglianza risalenti alle 15 di venerdì la si vede entrare nel parco Nord di Milano passeggiando tranquillamente con Emanuele De Maria, il detenuto ammesso al lavoro esterno che si è suicidato. L’ipotesi degli investigatori dei carabinieri della compagnia Sesto San Giovanni e del nucleo investigativo di Milano è che il 35enne abbia poi aggredito la donna. Il 35enne, invece, è stato ripreso intorno alle 17 imboccare le scale della stazione Bignami della metropolitana Lilla. In mano aveva una borsa femminile.
Cosa abbia fatto nelle ore successive è ancora da ricostruire. Da Milano verosimilmente il 35enne non se n'è mai andato. Nonostante i contatti all'estero di alcuni familiari stretti, da cui era scappato nel 2016 dopo il primo omicidio, ha vagato tutta notte. Intorno ora di pranzo è salito sopra il Duomo di Milano e senza esitazione alle 13.40 si è gettato nel vuoto dalle terrazze. Il volo di 40 metri non gli ha lasciato scampo. Con sé aveva una copia del documento d'identità, i poliziotti delle Volanti lo hanno identificato dalle scritte in latino tatuate sul braccio.
Nel frattempo, all'ospedale Niguarda in mattinata si è svegliato nel letto di terapia intensiva il collega aggredito. L'uomo, le cui condizioni sono in miglioramento dopo l'operazione d'urgenza a cui è stato sottoposto, verrà sentito il prima possibile dalla Squadra mobile per raccogliere la sua testimonianza sull'aggressione subita e sui suoi rapporti con il 35enne e l'altra collega Chamila Wijesuriyauna.