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Cronache
Big Pharma non molla sui brevetti: "Servono per la lotta al Covid-19"
La Presse

Senza brevetto la ricerca non si finanzia. Questo è un dato di fatto. La ricerca per la produzione di un farmaco, qualunque esso sia, richiede alcuni requisiti fondamentali. Come il tempo. La ricerca ne richiede molto. Possono passare anni prima di stabilire che un farmaco, o un vaccino, possano essere ritenuti idonei. Per i farmaci tradizionali la media è 8 anni. Una grande casa farmaceutica fa del brevetto la propria ragione d'esistere. Il brevetto ha un valore straordinario e per arrivarci servono investimenti in termini di denaro molto importanti. La proprietà intellettuale è dunque fondamentale anche per poter continuare ad investire.

E succede che nonostante i molti soldi spesi e il tempo investito dalle aziende per la ricerca, un farmaco (o un vaccino) non vadano a buon fine. Vuoi per problemi legati alla sicurezza dello stesso, vuoi per l'efficacia attesa dagli studi effettuati ma non confermata dalla ricerca. Quindi il brevetto diventa anche una sorta di protezione dal rischio di un non ritorno in termini economici.

Parlando della decisione dell'amministrazione statunitense di sostenere una proposta di rinuncia ai brevetti sui vaccini COVID-19, la Direttrice Generale dell'EFPIA (Europeran Federation of Pharmaceutical Industries Association) Nathalie Moll interpellata da affaritaliani.it spiega: “Questa decisione miope e inefficace dell'amministrazione Biden mette a repentaglio i progressi duramente conquistati nella lotta contro questa terribile malattia. Pur essendo pienamente d'accordo con l'obiettivo di proteggere i cittadini di tutto il mondo attraverso i vaccini, rinunciare ai brevetti renderà ancora più difficile vincere la lotta contro il coronavirus”.

La direttrice generale ha aggiunto: “L'aumento della capacità di fornire dosi ai cittadini di tutto il mondo richiede le competenze e il know-how tecnico dello sviluppatore. Non si può semplicemente ottenere questo tipo di espansione della capacità rinunciando ai brevetti e sperando che fabbriche finora sconosciute in tutto il mondo gestiscano il complesso processo di produzione dei vaccini. Una deroga rischia di dirottare materie prime e forniture da catene di approvvigionamento consolidate ed efficaci a siti di produzione meno efficienti in cui la produttività e la qualità possono essere un problema”.

Non solo. C'è a modo di vedere di EFPIA anche un possibile problema di falsificazione nel caso la filiera in essere subisse delle deviazioni, come ricorda Nathalie Moll: “Apre infatti, le porte ai vaccini contraffatti che entrano nella catena di approvvigionamento di tutto il mondo. L'espansione della capacità è realizzabile solo attraverso partnership volontarie e collaborative tra gli innovatori dietro ogni vaccino e partner di produzione esperti. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di rimuovere gli ostacoli alla collaborazione, garantire il libero flusso di materiali in tutto il mondo e continuare lo sforzo di ricerca”.

Quindi, secondo EFPIA, la deroga eliminerebbe gli incentivi per le aziende a continuare la ricerca di nuove varianti, nuove diagnosi, trattamenti e vaccini per affrontare il Coronavirus. E allo stesso tempo, non aumenterebbe la capacità globale di produrre vaccini COVID-19. Inoltre, la rimozione dei brevetti sui vaccini COVID-19 annullerebbe, anche, qualsiasi risposta basata sull'innovazione alle future pandemie.

 

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