Cronache
Fine vita, Giurisprudenza Penale apre una call for papers

La Rivista Giurisprudenza Penale, in collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, è lieta di comunicare l’apertura di una call for papers finalizzata ad approfondire il tema del fine vita. I contributi selezionati formeranno oggetto di un fascicolo speciale monotematico e verranno presentati nell’ambito di un convegno che si terrà presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre.
PRESENTAZIONE DELLA CALL FOR PAPERS
Dal caso Charlie Gard al caso Alfie Evans, dalla recente Legge sul Biotestamento alla questione di legittimità costituzionale dell’art. 580 c.p. sollevata nel processo a Marco Cappato, nell’ultimo anno il tema del “fine vita” è stato al centro di un vivace dibattito che ha animato, e continua ad animare, l’intera società civile.
Il tema, a dire il vero, è ormai da anni all’ordine del giorno: basti pensare ai casi di Dj Fabo, Piergiorgio Welby, Eluana Englaro o Terry Schiavo, per citare solo alcune delle vicende (umane, prima ancora che giudiziarie) che hanno acceso discussioni su temi quali l’eutanasia, l’assistenza al suicidio o la rinuncia a trattamenti sanitari salvavita. Per la rilevanza dei temi coinvolti (medici, umani, etici, giuridici), il “fine vita” rappresenta uno dei più grandi problemi del biodiritto e costituisce, da sempre, terreno di confronto tra visioni etiche diverse.
A distanza di oltre dieci anni dalla scomparsa di Piergiorgio Welby (che nella sua lettera al Presidente della Repubblica scriveva: «il mio sogno, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie, è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia»), lo scorso dicembre il Parlamento ha approvato la Legge 22 dicembre 2017, n. 219 recante “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.
Il provvedimento – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 12 del 16 gennaio 2018 ed in vigore dal 31 gennaio 2018 – interviene su: consenso informato (art. 1); terapia del dolore, divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e dignità nella fase finale della vita (art. 2); minori e incapaci (art. 3); disposizioni anticipate di trattamento (art. 4); pianificazione condivisa delle cure (art. 5).
Sul tema è recentemente intervenuto anche Papa Francesco che, nel messaggio ai partecipanti al meeting europeo della “World Medical Association” sulle questioni del fine vita (Vaticano, 16-17 Novembre 2017), ha definito «moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure”» ricordando che «in seno alle società democratiche argomenti delicati come questi vanno affrontati con pacatezza: in modo serio e riflessivo, e ben disposti a trovare soluzioni – anche normative – il più possibile condivise».
Scopo dell’iniziativa è quello di raccogliere l’invito ad una riflessione seria e pacata sul tema: se – come è stato scritto – «i diritti del malato costituiscono un limite necessario all’intervento del diritto penale di fronte alla morte e alla tutela della vita», oggi più che mai occorre interrogarsi su argomenti che non possono essere considerati uno spazio «libero dal diritto». Vecchie questioni che pongono nuovi problemi, intorno ai quali il compito del giurista dovrebbe essere quello di mantenere un atteggiamento il più possibile laico «senza alimentare una contrapposizione agonistica con le armi pesanti del diritto penale».