Francesco, il Papa che ascolta il cuore e la mente
di Renato Pierri
Papa Francesco ascolta il cuore e la mente, per questo ha potuto dire diversamente dai suoi predecessori: “Una Chiesa ricca non ha vita. San Pietro non aveva un conto in banca” (11 giugno 2013), per questo, per aver ascoltato il cuore e la mente, riguardo agli omosessuali, diversamente dai suoi predecessori, ha potuto dire: “Chi sono io per giudicare?” (29 luglio 2013). Per avere ascoltato il cuore e la mente, alla Messa dei politici italiani, il 27 marzo 2014, ha potuto parlare di “sepolcri imbiancati”, di una "classe dirigenziale" che si è "allontanata dal popolo", che diventa "gente dal cuore indurito"; di politici che "da peccatori scivolano in corrotti". Per aver ascoltato il cuore e la mente il 23 febbraio 2014, ai porporati ha potuto dire: “Il Cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte...
Aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: se sì, sì; se no, no”. Per aver ascoltato cuore e mente ha potuto dire, riferendosi alla Madonna di Medjugorje, che “la Madonna non è un postino” (15 novembre 2013). Per aver ascoltato cuore e mente, diversamente dai suoi predecessori, papa Francesco ha potuto dire che la Chiesa non dovrebbe negare i sacramenti nemmeno ai marziani. Per aver ascoltato cuore e mente ha potuto dire, diversamente da Giovanni Paolo II (vedi: Salvifici doloris) che la sofferenza in sé non è un valore. Ovviamente papa Francesco ascolta innanzi tutto il Vangelo, ma anche il Vangelo va ascoltato col cuore e con la mente. Certo, non gli è possibile, ascoltare totalmente cuore e mente, altrimenti direbbe anche, smentendo i suoi predecessori, che è assurdo oggi negare alle donne l’accesso al sacerdozio. Che è assurdo imporre il celibato ai sacerdoti. Che è assurdo credere nella Madonna di Fatima, giacché cento volte meno verosimile della Madonna di Medjugorje.