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Cronache
Gabriele Visco: "Portatemi la pasta". Per i pm non erano fusilli ma mazzette
Gabriele Visco

Gabriele Visco e gli aiuti agli imprenditori amici. L'inchiesta

Emergono nuovi dettagli sull'inchiesta che ha portato ai domiciliari l'ex dirigente di Invitalia Gabriele Visco, figlio dell'ex ministro Vincenzo, titolare del dicastero dell'economia ai tempi dei governi Prodi e D’Alema. Il punto di partenza è l’indagine per corruzione e traffico di influenza, ma quello di arrivo - si legge su Repubblica - è un viaggio in un mondo di favori, relazioni, promesse e millanterie dove i nomi dei vertici delle istituzioni italiane vengono spesi per ingraziarsi i favori dell’amico di turno. E l’amico di turno, in questo caso, si chiama Gabriele Visco. Il cinquantaduenne non è solo un ex dirigente di Invitalia in grado di aiutare gli amici imprenditori ad aggiudicarsi appalti pubblici, ma anche appunto, il figlio dell'ex ministro. Politici, funzionari e anche qualche prelato. Tutti potevano essere scomodati per gli interessi di Visco jr, per fare in modo che l’ex dirigente continuasse a essere una sorta di gallina dalle uova d’oro per i costruttori a lui vicino.

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O almeno - prosegue Repubblica - è questo quello che raccontano gli indagati al telefono. Lui, Visco, diceva agli amici "di portargli la pasta", le mazzette, che non si sentiva "adeguatamente valorizzato in Invitala" e aspirava - prosegue Repubblica - "a una posizione di dirigente apicale". La soluzione era semplice: "Chiama Mattarella (e digli, ndr), guarda Visco deve esse promosso", dice l’ex dirigente al telefono. Il desiderio è chiaro: occorreva fare pressioni su Bernardo Mattarella, l’ad di Invitalia, il nipote del presidente della Repubblica. Ovviamente l’impresa non è riuscita. Dall’ordinanza di custodia cautelare non emerge che Mattarella sia stato contattato. Anzi Visco è stato anche allontanato da Invitalia, "a inizio 2023", fanno sapere dall’agenzia spiegando di essere a disposizione degli inquirenti e valutando "ogni possibile azione al fine di tutelare la propria posizione come parte lesa". Ma "neppure il licenziamento — scrive la gip di Roma Maria Gaspari nell’ordinanza — mina la sua capacità di proseguire nelle attività illecite". Anche perché gli imprenditori indagati avevano giurato fedeltà al figlio dell’ex ministro.

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