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Cronache
"Infermieri, troppo pochi. Obbligo vaccinale? Nessuno ad oggi è stato sospeso"
Andrea Bottega, segretario nazionale NurSind

Nel Pnrr si parla di reti di prossimità, domicilio, ospedali di comunità... che cosa pensa?

In linea di principio ci può anche stare. Non c’è stata assistenza territoriale, sono state invase le strutture ospedaliere, non siamo riusciti a tracciare e siamo dunque stati sovrastati dall’onda pandemica, quindi l’esperienza che abbiamo fatto ci dice che è venuta a mancare la prima interfaccia tra l’utenza e il servizio nazionale. Ma la soluzione non si risolve solo potenziando il personale, bisogna anche capire chi fa cosa. Non basta decidere “più domicilio”. Occorre rivedere le competenze delle varie professioni, che cosa gli infermieri possono fare più in autonomia rispetto alla figura del medico. Entra in ballo una riflessione sui ruoli di queste professioni che sono, anch’essi, fermi allo scorso secolo. In prospettiva post-pandemica, quando si andrà a rivedere tutta la sanità, non basterà accrescere i numeri, vanno ridiscusse le relazioni tra professioni

Intanto non avete ancora ricevuto l’indennità dei 100 euro che vi è stata promessa dal Governo.

Un’indennità che è stata assegnata anche ai medici, già esigibile da gennaio 2021 per loro. Per il personale infermieristico invece anziché darli dal 1° gennaio 2021 la legge prevede che sia la contrattazione a decidere come distribuirli, che tradotto vuol dire che dobbiamo aspettare la stipula del contratto, e considerando che non è ancora stata aperta se ne parlerà non prima della fine di quest’anno. Ecco che ci siamo sentiti trattati come figli di un dio minore, anche per ciò che concerne le quote stesse previste per noi e quelle maggiori date ai medici

All’interno della discussione sulle pensioni, come sindacato avete proposto che vi si riconoscano gli stessi benefici pensionistici dei militari combattenti.

Sì, abbiamo avanzato una proposta che ci sembrava logica, ma solo per il personale adibito alle aree covid. Noi abbiamo avuto il nostro numero di morti nella categoria, e la maggior parte di personale infetto durante l’orario di lavoro. I dati di infortuni sul lavoro per Covid interessano per la maggior parte personale infermieristico. Ci aspettiamo che ci venga almeno riconosciuto un qualcosa dal punto di vista della pensione.

Quest’anno sappiamo che scade la quota 100, c’è il tema delle pensioni che va rivisto, quindi speriamo in un’attenzione particolare verso una categoria che da sempre chiede di essere riconosciuta come usurante e che quindi ci siano delle agevolazioni per un’uscita anticipata. E’ impossibile pensare a un 65enne che fa turni di 12 ore anche di notte e che sia in grado di fare assistenza nelle strutture ospedaliere, soprattutto in una situazione in cui manca il personale e si deve sopperire ai “vuoti”, rinunciando anche alle ferie.

C’è una grossa fetta di bisogni di salute, inoltre, che sono rimasti insoddisfatti e che attendono una risposta. Le liste operatorie sono state bloccate, le sale operatorie che operavano tumori, per esempio, sono state trasformate in sale Covid. Continuiamo a ricevere chiamate di gente che aspetta di essere operata. Si creano i cosiddetti “esodati della salute”, persone che hanno bisogno di cure ma non hanno il Covid. E dobbiamo recuperare queste prestazioni, se cala il contagio, se i posti in terapia intensiva si riducono. Finita la pandemia non si potrà tornare come prima, anzi, ci vorrà ancora più personale, che non c’è. Da qui il nostro slogan “Una professione da tutelare”. Il rischio che vediamo è che tutte quelle attività che richiedono una certa professionalità vengano affidate ad altre figure, meno qualificate, dequalificando conseguentemente la risposta

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