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Cronache
L'alternativa all'Arabica? E' il caffè alla canapa, ma è una giungla di norme

La canapa sta vivendo oggi una seconda giovinezza con un vero e proprio boom su più fronti, dai biscotti e dai taralli al pane, dalla farina all’olio fino alla medicina. E c’è anche chi la usa per produrre ricotta, pasta senza glutine e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. E adesso anche il caffè. L’ultimo nato è il Canffè della Cooperativa Canapa del Sud, nato dalla passione di un gruppo di giovani agricoltori di Coldiretti, un prodotto lanciato al mercato coperto Campagna Amica di Napoli di Fuorigrotta. Dalla canapa si ricavano inoltre oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento che -rileva Coldiretti- assicura una combustione pulita.

Il percorso tuttavia non è stato facile per uscire dalla giungla di norme e controlli e dare una uniformità di applicazione della legge a livello nazionale al di fuori di singole interpretazioni a livello locale. Lo sottolinea Coldiretti in riferimento al primo tavolo di filiera della canapa che ha coinvolto i ministeri di Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo economico e poi Agenzia delle Dogane, Arma dei Carabinieri, Crea, Ismea, Agea e tutti gli attori del comparto.  

In Italia -spiega Coldiretti- i terreni coltivati a canapa nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte superando i 4mila ettari da Nord a Sud della penisola, dal Piemonte alla Campania, dal Veneto alla Puglia, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. Fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, poi il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta. In Campania la coltivazione della canapa è stata praticata in tutta la regione fino agli anni ’50 del secolo scorso. Negli anni venti la provincia di Caserta divenne la seconda provincia italiana per la produzione di canapa. Fino agli anni '50 - '60 l’areale tra Napoli e Caserta è stato uno dei principali bacini canapicoli del Paese. Era fonte di lavoro non solo per gli agricoltori ma anche per tutti quegli operai impiegati nell’industria manifatturiera tessile che dalla canapa traevano la materia prima per la successiva fase di lavorazione. La canapa oltre che un fenomeno economico per  queste zone fu anche un fenomeno sociale e culturale.

E’ per questo che i produttori hanno messo a punto una serie di proposte da portare al tavolo tecnico  di filiera, come spiega Valentina Capone, responsabile della Cooperativa: “Riconoscimento della Canapa Sativa L. come prodotto agricolo e conseguente assimilazione del canapicoltore al produttore agricolo, così come definito dalla riforma del 2001; possibilità di effettuare selezione fenotipica e/o propagazione agamica al fine di ottenere produzioni agricole di Canapa Sativa L. dagli elevati standard qualitativi così da rendere maggiormente competitive le realtà agricole con la conseguente attrazione di investimenti sul territorio; completamento del quadro normativo di settore al fine di regolamentare tutte le parti della pianta e le relative destinazioni d'uso. Infine, l’applicazione delle aliquote Iva agricole per i canapicoltori (ad oggi, anche per il produttore agricolo, l'Agenzia delle Entrate prevede l'applicazione dell'aliquota 22% su alcune parti della pianta) e la redazione delle linee guida di buona pratica agricola per la produzione di Canapa Sativa L. in Italia con conseguente registrazione di un disciplinare di produzione completo e dettagliato anche per quanto concerne le operazioni degli organi di controllo delle diverse fasi produttive dell'intera filiera".

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