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Cronache
La nouvelle cuisine del futuro per la scienza: vermi, alghe e micoproteine

Alghe, vermi e micoproteine, derivate dai funghi, potrebbero raggiungere le tavole di moltissime persone nella nouvelle cuisine del prossimo futuro. Lo dice la scienza.

Nello specifico a evidenziarlo è uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Food, condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge, che hanno analizzato i potenziali approcci in grado di migliorare la produzione alimentare in un’ottica di cambiamento climatico. Secondo quanto emerge dal rapporto del team, guidato da Asaf Tzachor, aumentando la disponibilità di spirulina, clorella, larve di insetti, micoproteine, e alghe sarebbe possibile diminuire significativamente la malnutrizione e incrementare la sostenibilità e l’adattabilità del comparto di produzione alimentare. Grazie all’uso di sistemi all’avanguardia, modulari e compatti, sostengono i ricercatori, si potrebbe implementare un approccio di reti alimentari multicentriche, adatto sia a contesti urbani che a realtà più isolate.

In questo modo il cibo potrebbe essere prodotto localmente, riducendo la dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali. “Alimenti come alghe, mosche o vermi – sostiene Asaf Tzachor, ricercatore presso il Centro per lo Study of Existential Risk (Cser) dell’Università di Cambridge – hanno il potenziale per fornire una nutrizione sana. Questi prodotti, inoltre, non subirebbero l’effetto dei cambiamenti climatici in maniera eccessiva”. Gli esperti ribadiscono che la pandemia da nuovo coronavirus rappresenta solo un esempio delle crescenti minacce al sistema alimentare globalizzato. “Il nostro attuale sistema alimentare è vulnerabile – osserva Catherine Richards, collega e coautrice di Tzachor – gli attuali metodi di approvvigionamento sono a rischio di gravi interruzioni a causa di una varietà di fattori al di fuori del controllo umano”. Gli autori osservano che tra le sfide al sistema alimentare si possono annoverare la crescente frequenza di incendi ed episodi di siccità nel Nord America, focolai di peste suina in varie parti del mondo e gli sciami di locuste nel deserto dell'Africa orientale. Secondo le previsioni attuali, precisano gli scienziati, queste difficoltà aumenteranno con il progredire dei cambiamenti climatici. Il rapporto evidenzia anche che si contano più di due miliardi di persone che soffrono di insicurezza alimentare. “Diversificare le nostre abitudini alimentari sarà importante per raggiungere la sicurezza alimentare per tutti – conclude Richards – le potenziali titubanze sul consumo di questi alimenti alternativi potrebbero essere superate semplicemente tramite l’uso delle pietanze come ingrediente piuttosto che come piatto principale. Pasta, hamburger o barrette energetiche potrebbero ad esempio contenere larve di insetti o alghe”. 

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