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Cronache
Migranti, Italia denunciata all'Onu. "Respingimenti in Libia illegali"

L'Italia è stata denunciata al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite per i respingimenti di migranti in Libia. Ad avviare l'azione formale è stato il Global Legal Action Network (Glan), organizzazione di avvocati, accademici e giornalisti investigativi, per conto di un sud-sudanese che era stato riportato con la forza, insieme ad altri migranti, in un porto libico dopo essere stato salvato da un mercantile nel Mediterraneo. Si tratta di una prima assoluta, fa sapere in una nota il Glan. Il Comitato per i diritti umani dell'Onu, composto da 18 esperti e che riferisce all'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, può tuttavia esprimere solo opinioni non vincolanti per gli Stati.

L'organizzazione basa la sua denuncia sul rapporto diffuso oggi dal Forensic Oceanography, centro di ricerca della Goldsmith University di Londra, dedicato al caso Nivin, il mercantile battente bandiera panamense, che l'anno scorso aveva salvato il gruppo di migranti, tra cui vi era anche il giovane sud-sudanese, allora 19enne. Il documento punta il dito contro la tendenza dell'Italia e di altri Paesi costieri della Ue, a "privatizzare i respingimenti", trasformando le navi mercantili in strumenti per riportare i migranti in cerca di asilo in Paesi dove rischiano persecuzione e tortura, in violazione del diritto internazionale. Secondo il rapporto, il 7 novembre 2018, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano aveva chiesto al Nivin di soccorrere un gruppo di quasi un centinaio di migranti, in difficoltà nel Mediterraneo. L'Italia, spiega la ricostruzione del Forensic Oceanography, ha poi dato indicazioni al Nivin di contattare la Guardia costiera libica, la quale a sua volta ha ordinato di riportare i migranti in Libia. 

Arrivati al porto di Misurata, il 10 novembre, i migranti - tranne un piccolo gruppo - si erano rifiutati di sbarcare per paura di maltrattamenti. Dopo 10 giorni di stallo, le forze di sicurezza libiche sono intervenute con lacrimogeni e pallottole di gomma per costringere a scendere le circa 80 persone rimaste a bordo. La denuncia presentata dal Glan contro l'Italia sostiene che il sud-sudanese - ora residente a Malta, dove ha presentato richiesta di asilo - "è stato colpito con una pistola a una gamba, arrestato, malmenato, costretto al lavoro forzato e privato di cure mediche per mesi".

"I respingimenti privati" sono aumentati in modo significativo dal giugno 2018, con gli Stati che usano sempre di più i mercantili "per cercare di aggirare i loro obblighi verso i migranti", fa notare il Glan. "La nostra denuncia", continua il comunicato firmato dal capo di Glan, Gearoid O'Cuinn, "si rivolge al tentativo dell'Italia di abdicare alle sue responsabilità nel rispetto dei diritti umani, privatizzando i respingimenti di migranti, riportati in una situazione da incubo in Libia". "L'Italia", ha affermato Noemi Maguglianin,
ricercatrice legale presso il Glan, "?è tuttavia responsabile di violazioni dei diritti umani".
 

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