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Cronache
Migranti, Razzismo: quando Renzi e il Pd scrivevano "Aiutiamoli a casa loro"

"Aiutiamoli a casa loro", lo slogan di Matteo Salvini (che lo ha portato fra le altre cose a raggiungere il 17 % dei consensi alle elezioni politiche, aumentandoli fino al 30 % odierno) fu utilizzato qualche tempo fa anche da un altro esponente politico che nessuno si sarebbe mai potuto immaginare.

Nell'estate del 2017, in piena campagna di presentazione del libro "Avanti" (che doveva rappresentare il rilancio dell'immagine di Matteo Renzi dopo la sconfitta referendaria), il Pd pubblicava una card tratta dalle pagine dell'opera in questione contenente le seguenti parole: "Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico e sociale e alla fine anche economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E aiutarli davvero a casa loro".

Ben presto venne giù il mondo intero. La minoranza dem andò su tutte le furie, i vari D'Alema, Bersani & co. fecero lampi e saette contro l'ex premier dem, e la Destra si fece quattro risate. Matteo Salvini, dal canto suo, prese la palla al balzo e ringraziò Renzi per lo "spot elettorale" gratuito a favore della Lega.  La frase di Renzi, senz'altro decontestualizzata, era piuttosto analoga, infatti, a quanto andava propagandando il leader del Carroccio da anni.

Di lì a poco, la questione migratoria, del resto, fu un boomerang non da poco per le sorti del Partito Democratico, in primis per via dell'insistenza di approvare lo ius soli a fine legislatura, per poi abbandonare tutto (per paura di perdere le elezioni - paura che si rivelò poi fondatissima), e girarono molte voci secondo le quali il primo a non voler lo ius soli era lo stesso Renzi. Voci mai confermate, ma tant'è.

Ed è proprio di ieri un'altra "gaffe" dell'ex segretario dem. Nel suo post immediatamente successivo alla notizia dell'aggressione a Daisy Osakue, l'ex premier scriveva che la ragazza era stata "selvaggiamente picchiata", quando poi si scopriva che - cosa comunque gravissima ed esecrabile - era stata colpita da un uovo lanciato da un'auto. Quel "selvaggiamente picchiata", tuttavia, quando invece la verità era un'altra, ha scatenato il web contro l'ex segretario dem, accusato di mettere in giro notizie false. Un paradosso per chi aveva fatto della lotta alle fake news un cavallo di battaglia della campagna elettorale per le politiche.

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