Cronache
Omicidio Feltrinelli, confessione di un ingegnere: "Gli diedi io la dinamite"

Esce allo scoperto un ingegnere di 85 anni. L'editore temeva un coinvolgimento per Piazza Fontana e voleva opporsi, ma morì cercando di piazzare l'ordigno
Omicidio Feltrinelli, la verità sull'esplosione dopo oltre mezzo secolo. La testimonianza chiave
Torna d'attualità un omicidio di oltre 50anni fa, il caso della morte di Ginagiacomo Feltrinelli, l'editore saltò in aria a causa di un ordigno difettoso il 14 marzo 1972. Dopo la strage di piazza Fontana, Feltrinelli riteneva che lo volessero coinvolgere nella vicenda: temeva un tentativo golpista e aveva deciso di opporsi anche con la violenza. Partecipò molto giovane alla Resistenza, faceva parte del Gap, una delle prime organizzazioni armate di sinistra della stagione degli anni di piombo. Esce allo scoperto un ingegnere 85enne e svela dettagli su quella morte misteriosa. La mattina del 14 marzo, - si legge su Il Corriere della Sera - poche ore prima che Feltrinelli saltasse in aria, fu lui a consegnare all’editore rivoluzionario l’esplosivo che lo uccise: "Quando sui giornali uscì la notizia con la sua foto lo riconobbi e mi sentii in colpa; non tanto per avergli dato la dinamite, ma perché se fossi stato lì, come mi aveva chiesto in altre occasioni, non sarebbe morto".
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Seduto sul divano di una casa affacciata sul golfo del Tigullio, ospite di amici, un signore di 85 anni racconta i retroscena della fine di Feltrinelli e di alcuni episodi agli albori della lotta armata in Italia. Si chiama Vittorio Battistoni, originario di Chiavari, ingegnere meccanico in pensione, iscritto in gioventù al Partito comunista ma con tendenze anarchiche che lo portarono, dopo il 1969, ad avvicinarsi ai Gruppi di azione partigiana fondati dall’editore milanese e alle prime Brigate rosse, in cui non ha mai militato.
Con i Gap, invece, - prosegue Il Corriere - ci fu una collaborazione durata un paio d’anni, nei quali è stato anche l’autista di Feltrinelli accompagnandolo negli spostamenti segreti in Italia e all’estero, mentre da clandestino tentava di organizzare l’offensiva antigolpista e rivoluzionaria della quale è rimasto vittima. La testimonianza di Battistoni, emersa dopo mezzo secolo di anonimato, costituisce il cuore di Gappisti (DeriveApprodi), il libro dello storico Davide Serafino che ricostruisce la parabola della rete tessuta da Feltrinelli, contemporanea alla nascita di altre bande armate, dal gruppo genovese XXII Ottobre alle Br.