Pa e riforma Brunetta: "Il rischio di esclusione esiste, ma..."
"Capire se la valutazione dei titoli fungerà da preselezione o sarà effettuata tra le altre prove". Intervista al prof. di Diritto del lavoro Felice Testa
Quale potrebbe essere un antidoto?
L’antidoto o, meglio, il vaccino - perché la discrezionalità incontrollata si atteggia più come un virus che si diffonde che come un veleno che agisce episodicamente - è quello di continuare a considerare il concorso pubblico non come un privilegio ma come una garanzia di imparzialità, di meritocrazia, di pari opportunità nella Pa, un seme di efficienza della stessa piuttosto che un bacillo di opaca inefficacia del suo operato.
Che cosa pensa della situazione, in particolare, al Sud?
E’ paradossale che, se da un lato il legislatore introduce agevolazioni, incentivazioni, deroghe per il sostegno delle economie del Sud, siano poi spesso molte pubbliche amministrazioni locali a declinare in maniera inefficiente le politiche di sostegno. Mancano stabilità e continuità nell’impegno verso la programmazione sociale ed economica. La Pa viene spesso considerata una sorta di salvagente a cui aggrapparsi. Dall’altra parte è diffusa una politica dell’azione pubblica che preferisce una cura del consenso di breve periodo al costruirne uno che superi la stagione elettorale e stringa un patto fra generazioni di eletti per dare costanza alla programmazione di obiettivi ambiziosi e di vera riforma efficiente. Ciò si riverbera inevitabilmente sulla capacità produttiva delle aziende che, nonostante tutto, insistono su territori martoriati dall’assenza di infrastrutture almeno paragonabili a quelle nel resto del paese. Ciò ha come diretta conseguenza la ridotta capacità di creare posti di lavoro che, quindi, restano immutati nel numero, se non si riducono, e restano occupati dai lavoratori che prima degli attuali giovani vi avevano avuto accesso
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