Chiara Ferragni, l'esperto non ha dubbi: "Non finirà in carcere. Nessuna truffa, ha agito in buona fede". Parola all'avvocato - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 19:04

Chiara Ferragni, l'esperto non ha dubbi: "Non finirà in carcere. Nessuna truffa, ha agito in buona fede". Parola all'avvocato

Fabrizio Ventimiglia, avvocato penalista, dice la sua sul caso Ferragni, dopo la richiesta di condanna a un anno e otto mesi formulata dalla procura di Milano

di Chiara Feleppa

Pandoro gate, l'avvocato Ventimiglia: "Chiara Ferragni ha agito in buona fede. Il suo? Un errore dell'entourage" 

All’indomani della richiesta di condanna a un anno e otto mesi formulata dalla procura di Milano nei confronti di Chiara Ferragni, accusata di truffa aggravata per le operazioni commerciali legate al Pandoro Balocco Pink Christmas del 2022 e alle Uova di Pasqua del 2021 e 2022, sono in molti a chiedersi quale sarà il destino dell'influencer.

Per l'accusa, le iniziative sarebbero state “mascherate” da progetti benefici, generando un presunto ingiusto profitto stimato in oltre 2,2 milioni di euro, oltre al ritorno di immagine. Per la Ferragni, invece, tutto ciò che è stato fatto è avvenuto in "buona fede". "Nessuno di noi ha lucrato", ha detto in Aula, per poi dirsi "fiduciosa" sull'esito della faccenda. 

Una versione, quella dell’imprenditrice, che sembra convincere l’avvocato Fabrizio Ventimiglia, secondo cui Ferragni non avrebbe avuto né necessità né intenzione di truffare. “Non credo avesse bisogno di farlo, né che ci fosse volontà di ingannare: si è trattato di un errore commesso senza dolo”, osserva il legale.

Ventimiglia riconosce che l’enorme risonanza del caso è legata al profilo pubblico della Ferragni: “Se fosse stato un qualsiasi altro soggetto, non avrebbe avuto la stessa eco mediatica. La contestazione, in astratto, può anche stare in piedi: hai dichiarato una cosa e hai ingannato. Ma, in concreto, lei ha spiegato che una parte di beneficenza è stata effettivamente realizzata e che il dolo alla base della truffa non c’è. È un personaggio che non ha bisogno di ricorrere a simili pratiche”. 

Il legale chiarisce infine l’aspetto giuridico: “La truffa colposa non esiste: si è trattato piuttosto di uno scivolone dell’entourage, più che di una sua scelta”. Ventimiglia ritiene inoltre che la Ferragni abbia reagito nel modo ritenuto più opportuno una volta esploso il caso: “A fronte dell’accusa di truffa, ha fatto ciò che doveva fare: ha risarcito il danno e ha reso dichiarazioni in tribunale per chiarire la propria versione dei fatti, spiegando che non c’era intenzione di ingannare. I passi intrapresi sono corretti e condivisibili. Ferragni ha agito nel modo giusto: da un lato il risarcimento, dall’altro la spiegazione della sua posizione”.

Per Ventimiglia, l'accaduto apre anche una riflessione più ampia: “Questa vicenda, al di là degli sviluppi processuali, ci fa riflettere ulteriormente sull'importanza, lato azienda, del rispetto delle procedure e delle policy, e dunque ancora una volta sulla rilevanza dei temi di compliance, specialmente nel settore alimentare, e del resto la cosiddetta food compliance sta assumendo via via sempre più rilevanza per i molteplici aspetti che copre.” 

Sul piano procedurale, si attende ora la prossima udienza, fissata per il 19 dicembre, quando parlerà la difesa, mentre il verdetto è atteso per gennaio. "Non credo ci saranno colpi di scena: la vicenda è chiara e si prospettano tempi brevi. Questo è un bene per tutti”. Quanto all’esito, il legale si mostra nettamente ottimista: “Anche in caso di condanna, non ci sarebbe rischio di carcere. Ma, a mio avviso, lei non verrà condannata: ha agito in buona fede”. 

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