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Cronache
Papa Francesco in Madagascar: "La povertà non è una fatalità"
Foto: LaPresse

PAPA: IN MADAGASCAR, 'LA POVERTA' NON E' UNA FATALITA''

"Diciamolo con forza: la povertà non è una fatalità". Papa Francesco lo grida in Madagascar, nella Città dell'Amicizia ad Akamasoa, "costruita affinché molte famiglie possano vivere con dignità", sottolinea. "Le vostre grida generate dal non poter più vivere senza un tetto, vedere i figli crescere nella malnutrizione, non avere un lavoro, generate dallo sguardo indifferente per non dire sprezzante di molti, si sono trasformate in canti di speranza per voi e per tutti quelli che vi guardano. Ogni angolo di questi quartieri, ogni scuola o dispensario è un canto di speranza che smentisce e mette a tacere ogni fatalità". Infatti, osserva il Pontefice, "questo villaggio porta in sé una lunga storia di coraggio e di aiuto reciproco. Questa gente è il risultato di molti anni di duro lavoro. Alla base troviamo una fede viva che si è tradotta in azioni concrete capaci di spostare le montagne. Una fede che ha permesso di vedere possibilità là dove si vedeva solo precarietà, di vedere speranza dove si vedeva solo fatalità, di vedere vita dove tanti annunciavano morte e distruzione".

PAPA: 'NON C'E' PEGGIORE SCHIAVITU' DI VIVERE OGNUNO PER SE''

"Il sogno di Dio non è solo il progresso personale ma soprattutto quello comunitario; che non c'è peggior schiavitù di vivere ognuno solo per sé". E' quanto sottolinea Papa Francesco, nel discorso rivolto ai giovani e alle famiglie della Città dell'Amicizia di Akamasoa in Madagascar, tappa del suo viaggio apostolico in Africa. "Le basi del lavoro fatto insieme, del senso di famiglia e di comunità - osserva il Pontefice - hanno reso possibile ripristinare in maniera artigianale e paziente la fiducia non solo dentro di voi, ma tra di voi, fiducia che vi ha permesso di essere i protagonisti e gli artefici di questa storia. Un'educazione ai valori grazie alla quale quelle prime famiglie che iniziarono l'avventura hanno potuto trasmettere l'enorme tesoro di impegno, disciplina, onestà, rispetto di sé stessi e degli altri". E in particolare ai giovani del Madagascar, il Papa tiene a rivolgere "un messaggio particolare: non arrendetevi mai davanti agli effetti nefasti della povertà, non cedete mai alle tentazioni della vita facile o del ripiegarvi su voi stessi".

PAPA: 'RINCHIUDERSI DA' UNA SICUREZZA SOLO APPARENTE'

"Quando la corsa ad accumulare diventa assillante e opprimente, finisce per esacerbare l'egoismo e l'uso di mezzi immorali". E' quanto avverte Papa Francesco, durante l'omelia della messa celebrata nel campo diocesano di Antananarivo, capitale del Madagascar, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa. Il Pontefice sottolinea che "vivere per sé stessi è in definitiva una delle peggiori schiavitù", coltivando la "tentazione di chiudersi nel proprio piccolo mondo che finisce per lasciare poco spazio agli altri e dove i poveri non entrano più e la voce di Dio non è più ascoltata, non si gode più la dolce gioia del suo amore e non palpita più l'entusiasmo di fare il bene". Per il Papa, "molte persone, in questo rinchiudersi, possono sentirsi apparentemente sicure, ma alla fine diventano persone risentite, lamentose: senza vita. Questa non è la scelta di una esistenza dignitosa e piena".

PAPA: 'CULTURA DEL PRIVILEGIO PORTA CLIENTELISMO E CORRUZIONE'

La condanna del clientelismo e della corruzione viene ribadita da Papa Francesco durante la messa celebrata nel campo diocesano di Antananarivo, capitale del Madagascar, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa. Dopo aver ricordato che "camminare al seguito di Gesù non è molto riposante", il Pontefice osserva che "la vita nuova che Cristo ci propone sembra scomoda e si trasforma in una scandalosa ingiustizia per coloro che credono che l'accesso al Regno dei Cieli possa limitarsi o ridursi solamente ai legami di sangue, all'appartenenza a un determinato gruppo, a un clan o una cultura particolare". Ma, avverte il Papa, "quando la parentela diventa la chiave decisiva e determinante di tutto ciò che è giusto e buono, si finisce per giustificare e persino consacrare alcuni comportamenti che portano alla cultura del privilegio e dell'esclusione, favoritismi, clientelismi e quindi corruzione".

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