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Leone XIV chiama la Chiesa a ritrovare la sua anima spirituale: perchè la prima omelia del Papa è il segno di un pontificato che guarda a Cristo
La prima omelia di Leone XIV pronunciata dopo l'elezione è un'assunzione di responsabilità, ma anche una testimonianza di fede forte e chiara. Ecco perché

Santa Messa pro Ecclesia celebrata dal Romano Pontefice Leone XIV con i Cardinali
Papa Leone XIV e la sua prima omelia: l'analisi
Vergognarsi della propria fede? E per quale motivo? La prima omelia di Leone XIV pronunciata all’indomani dell’elezione nel corso della Messa con i suoi elettori è un’assunzione di responsabilità ma anche un altro segno di un pontificato che guarda a Cristo e Lo mette prima di tutto. Testimonianza di fede forte e chiara: chiunque abbia “un ministero di autorità” deve: “Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. È una grazia che Leone chiede prima di tutto per sé.
Si tratta di testimoniare Dio e non Io
Questo è il finale, ma il nuovo Papa ha le idee chiare: testimonianza, appunto, è la parola chiave specie nel mondo attuale. Da un lato c’è na realtà, la nostr,a nella quale oggi: “Non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere”. Sono ambienti: “In cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”. Non solo: l’altro rischio è la realtà in cui Gesù: “Pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”. Un superuomo a cui rivolgersi, per esempio, quando le cose vanno male.
La Chiesa recuperi la sua dimensione spirituale
Ancora: se il modello di umanità è rappresentato da Cristo, è anche vero che c’è la sua Chiesa col compito di annunciare la fede per il bene del genere umano. Quindi: “In particolare poi Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore (cfr 1Cor 4,2) a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa; così che Essa sia sempre più città posta sul monte (cfr Ap 21,10), arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo. E ciò non tanto grazie alla magnificenza delle sue strutture e per la grandiosità delle sue costruzioni – come i monumenti in cui ci troviamo –, quanto attraverso la santità dei suoi membri, di quel «popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,9)”. Vuole una Chiesa più santa e più spirituale, Robert Francis Prevost da Chicago, Usa, e chiede ai fratelli che lo hanno eletto: “Mi avete chiamato a portare questa Croce ed essere benedetto con questa missone, e so di poter contare su tutti e ciascuno di voi nel camminare insieme a me, mentre continuiamo come Chiesa, come comunità di amici di Gesù, come credenti, ad annunciare la Buona Novella, ad annunciare il Vangelo”.
Un cammino che prima di tutto è di fede
Dicono che Leone sia un Papa attento all’ambiente. Può darsi: prima di tutto però è attento alle cose ultime, alla testimonianza cristiana. E vuole una Chiesa unita attorno a questo, poi dopo le altre cose verranno. È il recupero di una dimensione che sembrava essere stata messa da parte per puntare su temi quali l’immigrazione, il clima, cose di questo tipo. Ora no: ora si torna all’annuncio di Dio, lo si rimette al centro dell’azione della Chiesa cattolica. Lo hanno eletto come Papa di mediazione ma la sensazione è che Leone sia sceso nell’arena per essere un testimone credibile, prima di tutto. E un pontefice capace di far sentire il suo peso su tutta la Chiesa stessa. Auguri, Santità: in attesa di vedere, domenica 25 maggio, la sua presa di possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano, sede della Cattedra del Vescovo di Roma.
Con questo intervento termina il mio contributo su queste pagine. Ci rivedremo, spero: permettetemi però di salutarvi, cari lettori. Era il 1° aprile 2005 quando entravo in servizio in questo giornale, scelto da Angelo Maria Perrino. A lui e voi, al direttore Marco Scotti, alla redazione, agli Editori, un grazie e un arrivederci.