Cronache
Caro Papa Francesco: errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Di Renato Pierri
Papa Francesco, nel messaggio natalizio Urbi et Orbi: “Gesù Bambino, il mio pensiero va oggi a tutti i bambini uccisi e maltrattati, sia a quelli uccisi prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato”. Caro Papa è evidente, e sarei un presuntuoso a pensarlo, che tu non leggi i miei modestissimi articoli. Il 13 gennaio 2014, infatti, in un pezzo su Affairitaliani, intitolato “Aborto. Papa Francesco come Giovanni Paolo II”, scrivevo: «Papa Francesco ha pronunciato il seguente discorso: "Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell'aborto, o che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l'umanità". Brutto assai, caro Papa, usare termini impropri quando si affrontano problemi così gravi. Il soggetto è il termine “bambini”: vi sono bambini che non vedono la luce, bambini utilizzati come soldati... In realtà, riguardo all’aborto, non si tratta di bambini, ma di feti, però il termine “bambini”, è di maggiore effetto. Brutto assai, caro Papa, mettere con sconcertante disinvoltura l’aborto, praticato magari per disperazione, sullo stesso piano dei bambini maltrattati e sfruttati e trattati come schiavi, dimenticando che all’origine di questi crimini c’è sempre odio, turpe interesse, disprezzo della persona, sentimenti che non possono mai essere all’origine dell’aborto. Lo stesso errore lo fece Giovanni Paolo II, quando nella Evangelium vitae, mise sullo stesso piano l'aborto e il fratricidio di Caino. Rendendosi forse un po’ conto del dolore dato alle donne che già avevano abortito, cercò di consolarle così: "Apritevi con fiducia al pentimento...Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore”». Dopo quasi un anno, caro Papa, hai ripetuto lo stesso errore. Mi consolo però, giacché vedo che non leggi neppure i libri di Corrado Augias, il quale, senza la delicatezza di citarmi, ripeteva suppergiù le stesse mie considerazioni nel suo libro “tra Cesare e Dio” (pag. 149 e 150).