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Cronache
Sanità, in 20 anni cure sempre più scadenti. La gente aggredisce i medici

Il medico e l’operatore sanitario sono diventati i lavori più pericolosi. Le frustrazioni di una Sanità scadente si scaricano su di loro. Si sta scavando un solco sempre più profondo tra chi vuole ricevere cure e i medici

 

Il lavoro più pericoloso negli Stati Uniti è il medico o l’infermiere, per il numero di aggressioni che subiscono ogni anno. In Italia ogni giorno sono vittime di una violenza 4 operatori: si verificano all’anno 1.600 aggressioni. Stesso scenario in UK. Tre operatori sanitari su 10 hanno raccontato di aver subito in un anno una violenza da un paziente e gli atti criminali di violenza negli ambulatori medici di base in tutto il Regno Unito sono quasi raddoppiati in 5 anni.

I dirigenti britannici sostengono che la tendenza sia dovuta alla crescente richiesta di assistenza che però viene frustrata, coincide cioè con le carenze di personale e un sistema che non fornisce cure adeguate. A fronte di questo scenario il governo UK non ha riformato il sistema sanitario o migliorato l’assistenza diffusa ma ha semplicemente raddoppiato la pena massima per le aggressioni ai lavoratori d’emergenza, compresi quelli del Sistema Sanitario Nazionale.

Ormai sembra questa l’evoluzione del sistema sanitario occidentale, sempre più americanizzato, esploso oltremodo dopo il Covid. In molti Paesi occidentali, anche con sistemi sanitari molto diversi, sono cresciute le risorse dedicate alla Sanità, come negli USA, ma l’assistenza è fortemente peggiorata come qualità, trasformando il settore in un terreno di conflitti e aspettative deluse. Secondo un recente studio del Commonwealth Fund (un gruppo di ricerca indipendente), gli Stati Uniti spendono di più per l'assistenza sanitaria ma hanno i peggiori risultati sanitari tra i Paesi ad alto reddito. Questo anche a fronte di una società che ha il maggior numero di malati cronici per un cattivo stile di vita e di alimentazione.

In questo scenario gli operatori sanitari non vengono più visti come persone che dedicano la vita alla cura degli altri: sono diventati il parafulmine delle frustrazioni collettive. L’uniformità culturale tra Paesi va di pari passo con la tendenza diffusa alle reazioni estreme. Negli ultimi 20 anni circa, dal 2000 al 2020, con l’avanzata della globalizzazione, la Sanità è diventata in occidente sempre più scadente, il tutto in parallelo con le nuove scoperte scientifiche che renderebbero le cure più attente ed efficaci ma solo per pochi fortunati. 

Di recente, il 22 luglio scorso, ha colpito l’opinione pubblica USA la sparatoria al Legacy Good Samaritan Medical Center di Portland: un uomo ha ucciso una guardia di sicurezza non armata in un ospedale dell’Oregon. Ma è solo la punta dell’iceberg. In questi ultimi anni un'ondata di violenza armata ha attraversato gli ospedali e i centri medici statunitensi, che hanno faticato ad adattarsi alle minacce crescenti.

I nuovi dati ufficiali indicano che gli operatori sanitari americani subiscono più lesioni non mortali a causa della violenza sul lavoro rispetto a qualsiasi altro lavoratore o professionista, comprese le forze dell'ordine. Nel 2018 gli operatori sanitari hanno accumulato il 73% di tutte le lesioni non mortali sul luogo di lavoro.

Inoltre in Italia delle 4.821 aggressioni registrate dall'Inail nel triennio dal 2019 al 2021, il 71% ha avuto come vittima una donna; l'analisi per fasce d'età indica poi che gli operatori sanitari più colpiti (39%) hanno fra i 35 e i 49 anni, seguiti (37%) da coloro che hanno fra i 50 e i 64 anni. Tra le professioni più colpite ci sono gli infermieri e gli educatori impegnati con tossicodipendenti e alcolisti; seguono gli operatori socio-sanitari (29%) e a distanza i medici (3%). In UK sono invece gli operatori sanitari maschi a subire più aggressioni.

Un quadro che fa emergere una tendenza che politici e dirigenti del settore non colgono, lasciando invece rotolare l’evoluzione del sistema. Bisognerebbe finalmente analizzare il dato ed aprire una nuova stagione di idee per la cura alla persona. Serve trovare, produrre e razionalizzare le risorse dedicate al settore ma soprattutto inserirle in un approccio diverso, dove la cura dell’essere umano e l’attenzione non siano solo associabili ad una parte della vita.

La repressione delle azioni violente, per quanto odiose, non invertono la tendenza. Si sta scavando un solco sempre più profondo tra chi vuole ricevere cure, che spesso paga con la tassazione indiretta e diffusa, e chi ha dedicato la propria vita ad erogarle aprendo un baratro sulle aspettative di vita delle persone.

 

 

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