Sequestro Moro, i dubbi sull'articolo non pubblicato da Afeltra
Aldo Moro, i dubbi sulla presunta decisione di Gaetano Afeltra di non stampare su "Il Giorno", che allora dirigeva, un editoriale vergato da Moro
Aldo Moro? Mi è capitato di incontrarlo spesso, in quanto abitavo, dal 1976, nel suo stesso condominio, in via del Forte Trionfale, non lontano da via Fani, dove i brigatisti "annientarono", con geometrica potenza (Franco Piperno dixit), la scorta del Presidente della DC. Sembrerà strano, ma Moro, allora uno degli uomini più potenti del Paese, salutava me, molto più giovane di lui, con la stessa, grande cortesia e rispetto, dimostrate dalle vedova, donna Eleonora, dopo il delitto.
E la domenica, dal mio terrazzo, di fronte al suo, lo vedevo passeggiare veloce, con un pesante maglione.
Tra le "notizie" (?) diffuse nella ricostruzione della tragica vicenda, firmata su "La 7" da Andrea Purgatori, la presunta decisione di Gaetano Afeltra (1915-2005), storica firma del "Corriere della Sera", di non stampare su "Il Giorno", che allora dirigeva, un editoriale, vergato da Moro, qualche giorno prima del sanguinoso blitz dei brigatisti in via Mario Fani.
All'epoca, ero un giovane cronista, nella redazione romana, diretta da Fausto De Luca (1928-1984). E ricordo quanto Afeltra, a cui ero legato da affetto e stima, fosse orgoglioso della collaborazione di Moro e di altri leader della Prima Repubblica. Mi sembra molto difficile, dunque, che l'articolo non sia stato pubblicato.
Se, invece, le cose andarono come riferite da Purgatori, sarebbe interessante che i figli o gli ex collaboratori dello statista pugliese rendessero pubblico il pezzo di Aldo Moro, scritto in quel fatal marzo del 1978, tragico per il teorico dell'accordo DC-PCI e per il Paese.
Nel Quarantennale del sequestro dell'assassinio di Aldo Moro (1916-1978) e dello spietato "annientamento" della scorta del Presidente della DC, Vedere in tv i brigatisti, responsabili della strage, pontificare, con sussiego, ha assestato un doloroso "pugno nello stomaco" per il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, 58 anni, che ha aggiunto: "Riproporre costoro, in asettici studi televisivi, come se stessero discettando della verità rivelata, credo sia un oltraggio per tutti noi e soprattutto per chi ha dato la vita per questo Paese”.