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Cronache
Slow Food, Carlo Petrini lascia la presidenza. Al suo posto l'ugandese Mukiini

Si chiude un'epoca per Slow Food: Carlo Petrini lascia la presidenza

La notizia è ufficiale, data nel bel mezzo dell'VIII congresso internazionale dell'associazione, che si concluderà domani nella sede dell'Università di Science Gastronomiche di Bra (Cuneo). Carlo Petrini, classe 1949, 73 anni d'età, lascia da oggi la presidenza di Slow Food, l'associazione che ha fondato ben 32 anni fa. Meglio, il movimento internazionale no profit impegnato a ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente e gli ecosistemi.

Tecnicamente Petrini "passa la mano" al vicepresidente ugandese Edward Mukiini, appena 36enne. Una scelta ponderata, meditata e maturata nel tempo per favorire una svolta generazionale. Come quando Scalfari nel 1996 lasciò la direzione di "la Repubblica" nelle mani di Ezio Mauro, è stato il paragone che è risuonato oggi all'interno delle assise cuneesi. Ma Petrini è stato esplicito: "Non me ne vado, perché resto pur sempre il fondatore, perciò non voglio cerimonie di amarcord e di distacco", ha affermato.

Originario dell'Uganda, Mukiibi è invece un agronomo con in tasca una laurea triennale in Agricoltura e gestione del territorio conseguita al Makerere University di Kampala, in Uganda, e anche un Master in Gastronomia conseguito proprio all'Universita' di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Il suo ruolo è quello di educatore nel campo dell'alimentazione e dell'agricoltura ed è impegnato nella diffusione e promozione di progetti sociali in questi ambiti.

A Petrini che ha rivendicato "l'opera per realizzare le fondamenta di un edificio che è tutt'altro che terminato" ma dove "le fondamenta sono salde, frutto del lavoro collettivo. E hanno la piena capacita' di sopportare il peso del lavoro che faremo", Mukiibi ha fatto eco dicendo che "è il momento giusto per ricostruire, rafforzare e rinnovare - ha detto il neo presidente questa mattina -. Anche le piu' piccole azioni messe in campo dalle nostre comunità sono portatrici di una speranza concreta e generano un impatto positivo sulle nostre vite, perché siamo una famiglia globale: cio' che riguarda uno di noi riguarda tutti, indipendentemente dalle differenze geografiche, sociali e culturali" e "come Slow Food, è importante essere coscienti del fatto che una piccola azione intrapresa a livello locale puo' avere un impatto enorme altrove".

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