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Cronache
Soumahoro, l’indagine sulle coop: "Ragazzi lasciati senza cibo né acqua calda"

Soumahoro e la testimonianza choc sulle coop della famiglia

Il deputato di Sinistra Italiana, Aboubakar Soumahoro, torna a parlare dell’indagine sulle cooperative di sua moglie e di sua suocera. E lo fa con un post su Facebook in cui ringrazia per la solidarietà e minaccia querele della sua avvocata Maddalena Del Re a la Repubblica.

Soumahoro, spiega, non sa nulla di quello che fanno moglie e suocera e ribadisce di essere estraneo alla vicenda. Sostiene, inoltre, come riporta Open, che se i presunti maltrattamenti nei confronti di minorenni fossero veri sarebbero gravi.

Mentre della vicenda ha appreso dalla stampa “nonostante il rapporto affettivo”. Ma è estraneo alle storie narrate. Intanto però alcune delle lavoratrici di Consorzio Aid, una delle due cooperative, confermano le accuse dei ragazzi. I carabinieri intanto indagano. Così come la Guardia di Finanza, che ha svolto accertamenti su segnalazioni simili. La procura di Latina ha detto che tutto si sta svolgendo “con il dovuto riserbo”.

“Sono state poste in essere le azioni necessarie per procedere alla riscossione dei crediti che la cooperativa vanta nei confronti della pubblica committenza, nel tentativo di soddisfare le posizioni debitorie nei confronti dei lavoratori”, ha detto invece Marie Therese Mukamitsindo.

Una delle due coop aveva spiegato che il ritardo nei pagamenti era dovuto alla mancata corresponsione degli importi per gli appalti da parte dei committenti. Tra i quali ci sono le istituzioni del luogo. Ma una 36enne che lavorava come cuoca e come interprete per il Consorzio Aid racconta oggi al quotidiano come si viveva nella casa che ospitava dieci minorenni di età compresa tra i 14 e i 17 anni e di cittadinanza egiziana e tunisina.

“Le condizioni erano pessime. Non compravano vestiti ai ragazzi. Quando gli ospiti sono arrivati hanno ricevuto una tuta, un pigiama, un paio di scarpe, uno di mutande e una giacca. Poi basta”. E ancora: “Chiedevano coperte. I termosifoni non funzionavano bene e la caldaia spesso andava in tilt, col risultato che non c’era sempre acqua calda”.

La testimone parla anche del pocket money a cui i ragazzi avevano diritto: “A quei ragazzini non davano quasi mai la cosiddetta paghetta e quando sono stati trasferiti erano 4 mesi che non la vedevano”. E poi: “C’erano sempre difficoltà col cibo e a volte la responsabile spendeva di tasca sua per far mangiare qui minori. Io mi dovevo arrabbiare per far portare degli alimenti. Ma la spesa non bastava”.

La testimone ne aveva parlato con la suocera di Soumahoro: “Doveva provvedere lei alle forniture, ma il cibo appunto era poco e non dava spiegazioni. Quando la chiamavo diceva di far mangiare ai ragazzi il riso in bianco”.

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