“Rinte a cap te spar" - Affaritaliani.it

Cronache

“Rinte a cap te spar"

Robin Hood

I Rom non vogliono integrarsi

La vicenda della strage romana delle sorelle nel camper riapre il mai sopito dibattito sui Rom; un dibattito non solo romano e nazionale, ma europeo.

Da quanto sta emergendo dalle indagini pare che la mano incendiaria provenga dalla stessa comunità Rom (forse per una “vendetta” legata alla ragazza cinese travolta da un treno tempo fa dopo esser estata rapinata da Rom) e non da vendette razziste con buona pace dei molti media che avevano già issato la bandiera della strumentalizzazione politica e sociale e naturalmente del “razzismo”, come NextQuotidiano.

Fatta dunque salva l’umana pietà per la tragedia e la speranza di trovare in tempi brevi l’assassino resta però il problema politico.

Da troppi anni non si può parlare di Rom senza beccarsi l’accusa di razzismo o peggio in nome del famigerato politically correct che è uno dei problemi mondiali più rilevanti dal suo esordio con il Presidente Usa John Kennedy.

In questi giorni c’è stato il solito dilagare di castronerie sulla mancata integrazione di questa comunità nelle una volta accoglienti (ma quando mai) periferie romane trascurando l’unico vero punto importante: i Rom non vogliono integrarsi perché sono nomadi o almeno dovrebbero esserlo.

E poi, secondo punto, sui Rom si sono fatti e si fanno parecchi soldi, come sui migranti.

Terzo i Rom sono -fatta salva la responsabilità che è sempre individuale- aggressivi.

Qualche giorno fa mi trovavo in metro a Roma ed ho assistito ad un siparietto: un signore ha chiesto gentilmente ad una nota Rom “canterina” che ammorbava il viaggio con una canzonaccia stridula e fastidiosa di spostarsi perché non riusciva a parlare al telefono: è stato ricoperto di insulti e bestemmie terminanti poi con il classico “Italiano di merda razzista”.

E per non parlare poi delle borseggiatrici fisse in alcune stazioni.

Ieri sulla sbarra di ingresso del campo Rom di via Salviati campeggiava la scritta: “Rinte a cap te spar”, “Ti sparo in testa”.

Responsabilità individuale o collettiva? Sicuramente individuale ma accettata dal gruppo nel suo insieme.

Per quanto tempo dunque vogliamo far finta che non ci siano problemi e che tutto va bene madama la marchesa?

Non è proprio il finto politically correct che poi stimola e genera il populismo e reazioni incontrollate nella gente?