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Cronache
Tokyo 2020, nello sport l'identità di genere voluta dal ddl Zan è impossibile
Lapresse

Al momento il CIO ha stabilito che per essere ammesse ad una gara femminile, le transessuali devono avere un livello di testosterone (l’ormone maschile) inferiore a 10 nanomoli per litro. Nel caso il loro fisico ne produca di più, per l’ok serve l’intervento dei medicinali che, ovviamente sotto stretto controllo medico, facciano rientrare il rapporto nei limiti consentiti. Una questione spinosa che ha suscitato molte polemiche, soprattutto da chi sostiene che alterare i valori naturali attraverso dei farmaci possa essere pericoloso per la salute delle atlete. Il famoso articolo 4 del Ddl Zan potrebbe determinare come  un potenziale reato quello di discriminare anche solo a livello sportivo un transgender che volesse partecipare ad una gara sportiva femminile.

La nuotatrice ex campionessa olimpica britannica Sharron Davies, vincitrice di un argento alle Olimpiadi di Mosca nel 1980,  ha scatenato polemiche per un suo tweet in cui ha affermato che “Non ho nulla contro chi vuole diventare transgender. Tuttavia, credo ci sia una differenza fondamentale tra il sesso con cui nasciamo e quello in cui ci si identifica. Per proteggere lo sport femminile, le donne avvantaggiate da una nascita di sesso maschile non dovrebbero competere”.

D’altra parte un saggio scientifico pubblicato dalla Oxford Academic all’interno di Endocrine Reviews, pubblicata nel 2018, “Circulating Testosterone as the Hormonal Basis of Sex Differences in Athletic Performance”, dimostra che “prima della pubertà non c’è differenza né nella concentrazione di testosterone né nella performance atletica. Dalla pubertà maschile in poi, la differenza sessuale nella performance emerge perché le concentrazioni di testosterone in circolo aumentano fino a 30 volte rispetto a quelle presenti prima della pubertà, risultando in una concentrazione dalle 15 alle 20 volte superiore a quella dei bambini e delle donne in qualsiasi età. Questa grande differenza nella concentrazione di testosterone è il chiaro responso che la massa muscolare ha rispetto alla dose di ormoni, come anche il livello di emoglobina, chiarisce come le differenze sessuali abbiano impatto nella performance atletica”.

Insomma come dire che ovviamente la competizione, soprattutto in determinati sport di contatto, come il pugilato, il rugby le arti marziali, il sollevamento pesi,  ma anche molte delle discipline di atletica leggera, rischierebbe di essere fortemente squilibrata. «Le atlete transgender, la cui pubertà e il cui sviluppo è stato influenzato dal testosterone, sono più forti dal 25% al 50%, sono il 30% più potenti, il 40% più pesanti e circa il 15% più veloci», sono i dati emersi da un secondo studio sul tema della Università di Portland nel 2019 . “La legge Zan rischia di creare delle profonde ingiustizie anche a livello sportivo proprio a discapito del genere e del sesso, cosa che invece sulla carta vorrebbe tutelare.

Secondo il ddl Zan la differenza biologica non esiste più, ma esisterebbe solo il percepito, nel senso che se io mi sento donna, devo essere considerato a tutti gli effetti tale, anche se sono biologicamente un uomo. E’ una pura follia che può produrre storture e iniquità come quella da me denunciata”. Insomma la sinistra in nome della libertà e della uguaglianza rischia come spesso accade di ottenere esattamente l’ effetto contrario.

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