Fondazione Open, 300mila € dai vertici Menarini. Soldi anche da Onorato (Moby) - Affaritaliani.it

Cronache

Fondazione Open, 300mila € dai vertici Menarini. Soldi anche da Onorato (Moby)

NON INDAGATI Oltre ai fratelli a capo del gruppo farmaceutico e al patron dei traghetti, soldi da British Tobacco e Gavio (Autostrade)

Ci sono state perquisizioni anche ieri da parte della guardia di finanza nei confronti di persone o aziende che risultano finanziatori della Fondazione Open, oggetto di un'inchiesta per finanziamento illecito ai partiti da parte della procura di Firenze. I destinatari delle perquisizioni non risultano indagati. Si tratta di persone che intrattengono rapporti di natura professionale con uno degli indagati, l'ex presidente di Open Alberto Bianchi, o semplici sponsor della fondazione che ha finanziato diverse edizioni della 'Leopolda' o la corsa per le primarie di Matteo Renzi. Ai finanzieri i donatori hanno consegnato tutta la documentazione contabile per dimostrare che i versamenti erano in chiaro e regolarmente registrati.

Alberto Bianchi, come spiega Il Fatto Quotidiano, è accusato di finanziamento illecito e traffico di influenze: al centro dell’inchiesta c’è un incarico per un contenzioso con Autostrade affidato nel 2016 al suo studio legale dalla Toto Costruzioni Generali. Indagato ma solo per finanziamento illecito e per altre vicende anche Marco Carrai, l’imprenditore fiorentino, già membro del Cda della stessa Open.

La Procura è convinta che la Fondazione abbia agito come “articolazione di partito politico”. Per questo due giorni fa sono state perquisite le abitazioni private e gli uffici presso la sede della multinazionale del farmaco di Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, figli del patron della Menarini. L'azienda infatti non ha mai finanziato la Fondazione Open, ma le donazioni sono state fatte da persone fisiche: ossia da Lucia, Alberto Giovanni e altri due membri della famiglia Aleotti. Era l’inizio del 2018 e sono stati versati, dalle singole persone 75mila euro a testa. Per un totale di 300mila.

Perquisito due giorni fa anche l’armatore Vincenzo Onorato, presidente della Moby, compagnia di navigazione italiana, come riporta Il Fatto Quotidiano. In passato ha finanziato la Open per 50 mila euro a titolo personale e con altri 100 mila con la sua Moby. Si è conquistato poi nel 2016 anche un intervento sul palco della Leopolda al grido di: “Il più grande gruppo del mondo, la Moby, nel settore dei traghetti e un gruppo fatto da tutti italiani”. Al Mattino, dopo che si era diffusa la notizia della perquisizione, ha spiegato: “Credo e crederò sempre negli ideali sociali di Renzi ed ho sostenuto la sua fondazione con un contributo pubblico perché chiaro, visibile e trasparente. Sono anni che lotto per l’occupazione dei marittimi italiani”.

E ancora: tra i perquisiti di qualche giorno fa c’è anche la Aurelia Srl di Tortona, holding della famiglia Gavio. E poi la British America Tobacco (Bat) che in passato ha versato alle casse della Open 100 mila euro.  Le fiamme gialle si sono presentate anche dalla Getra di Napoli, azienda di trasformatori elettrici presieduta da Marco Zigon. Il gruppo nel 2016 ha finanziato, in chiaro e registrandoli a bilancio, 150 mila euro. Documenti sono stati acquisiti anche nella sede romana del gruppo Garofalo Healt Care, società del settore della sanità. Alcune aziende del gruppo nel 2014 hanno finanziato la Open per circa 20 mila euro in totale. “Importi modestissimi regolarmente dichiarati come previsto dalla legge” ha spiegato l’avvocato Alessandro Diddi.