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Culture
"Spegnete Facebook e baciatevi". Le relazioni ai tempi dei social network
Una scena dal film "Perfetti sconosciuti"

Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota


Italiani sempre più connessi. Oltre 7 su 10 sono sul web. Se si guarda agli under 30, praticamente 10 giovani su 10 (il 95,9%) hanno uno smartphone o un tablet con cui navigare su Internet. Sono i cosiddetti “nativi digitali”, i protagonisti della rivoluzione 2.0, nati e cresciuti con una presenza costante della Rete nella loro vita.

Ma come sarà, da adulto, un bambino che ha comunicato sempre e soltanto attraverso un device? Quali cambiamenti interverranno nel suo modo di vivere i sentimenti e le relazioni sociali? Se lo chiede Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, nel suo ultimo libro “Baciami senza rete” (Ed. Mondadori).

L’autore osserva i piccoli e grandi cambiamenti legati al rapporto con la tecnologia, di cui siamo protagonisti spesso inconsapevoli. Un esempio? La sensazione di "stanchezza mentale” che ci assale dopo aver navigato sul web: “La tecnologia digitale funziona come un doping mentale - scrive Crepet -: concede l'arroganza della rapidità nell’immediato, esaurendo quelle stesse forze mentali subito dopo”. E ancora: "I navigatori dei social tendono a esaurire in poco tempo il loro furore mentale per scendere a capofitto nel baratro dell’inerzia. La stanchezza, figlia/sintomo del doping mentale, si diffonde come un virus uccidendo il talento e le capacità”. 

La soluzione? Non eliminare la tecnologia, ovviamente, ma arrivare a farne un uso più consapevole, recuperando alcune vecchie e sane abitudini come quella di concedersi un po' di ozio o, meglio ancora, di “vita contemplativa”, come la definiva Seneca. Ozio inteso come progetto, non come fuga. Un tempo da dedicare alla riflessione e all’arte della critica.

Professor Crepet, siamo alla terza generazione digitale. Quali sono le caratteristiche dei bambini e ragazzi nati e cresciuti col web?

“Ci sono tre cambiamenti principali. Il primo effetto collaterale è che i bambini di oggi diventeranno grassi perché stanno fermi come le oche di Strasburgo. Internet offre tutto, stando in casa: non c'è bisogno di uscire per andare al cinema, le ragazze si incontrano grazie alle app di dating, si puà seguire la didattica online, il viaggio si fa su Google Maps... Abbiamo condotto tante battaglie per una dieta sana dei bambini e in futuro ci ritroveremo a spendere soldi per restituire loro la salute”.

Poi ci sono gli effetti di tipo cognitivo-comportamentale.
"Il secondo effetto collaterale è che saranno bambini autistici perché ipopotenziati, abituati a usare i cinque sensi solo al minimo sindacale. Questo porterà a persone con una minore autostima, perché il bambino ha bisogno di costruire il proprio piccolo mondo utilizzando le sue mani. Se invece fa tutto la macchina… Non solo. La Rete si configura anche come forma di dipendenza, mina la nostra autonomia e porta a una minore creatività”.

Nuovo record per internet: il 73,7% degli italiani sono sul web. La penetrazione di internet aumenta di 2,8 punti percentuali nell'ultimo anno e l'utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioe' praticamente la totalita', dei giovani under 30). Sono i dati emersi dal 13mo Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, promosso da Enel, Hp Enterprise, Mediaset, Rai e Tv2000 e presentato questa settimana a Roma. La crescita complessiva dell'utenza del web nel periodo 2007-2016 e' stata pari a +28,4%: nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di internet sono passati da meno della meta' a quasi tre quarti degli italiani (erano il 45,3% solo nel 2007). Tra i social network, Facebook continua a essere il piu' popolare: e' usato dal 56,2% degli italiani (il 44,3% nel 2013), raggiunge l'89,4% di utenza tra i giovani under 30 e il 72,8% tra le persone piu' istruite, diplomate e laureate. L'utenza di YouTube e' passata dal 38,7% del 2013 al 46,8% del 2016 (fino al 73,9% tra i giovani). Instagram e' salito dal 4,3% di utenti del 2013 al 16,8% del 2016 (e il 39,6% dei giovani). Mentre WhatsApp ha conosciuto un vero e proprio boom: nel 2016 e' usato dal 61,3% degli italiani (l'89,4% dei giovani). 


Che rapporto c’è tra tecnologia e creatività?
"Come diceva lo stesso Steve Jobs, la creatività non nasce da uno scambio di mail, ma da uno scambio di persone. Nessuno da solo ha fatto nulla, nemmeno Picasso. Crescere da soli nella propria cameretta digitalizzata genera mediocrità. Tra l’altro, questo causerà una sorta di cortocircuito proprio per quei "signori del digitale” che hanno costante bisogno di innovazione. Per creare nuove app ci vuole fantasia: come potremo avere in futuro dei piccoli geni se sono cresciuti sempre su Google e Facebook? Oggi ci sono ancora giovani ingegneri di talento, se si guarda a chi ha 23-24 anni, ma sono preoccupato per chi ora ha 5 anni. Non esiste più la profondità di pensiero: un ragazzo non è in grado di affrontare 1000 pagine di testo perché il cervello è muscolo che non viene più allenato, lo dico proprio come medico. E anche a livello relazionale, avendo lo smartphone, non ci si ferma più a chiedere indicazioni per la strada né si telefona alla nonna per avere la ricetta della crostata. C'è una forma di insopportabile supponenza, basata sul presupposto che con Internet ognuno di noi può bastare a se stesso”.

Non solo privato. La tecnologia sta influenzando anche la comunicazione pubblica.
"La tecnologia ha conseguenze anche sulla politica e sulla comunicazione della classe dirigente. Si accoppia facilmente a mancanza di merito e di contenuti. La politica non può diventare un whatsapp, da Hillary Clinton in giù. Mandi virtualmente il nulla, dai fiato al vuoto. Smettiamo di sentirci tutti degli Ungaretti capaci di condensare un pensiero in un tweet”.

Lei è stato accusato di essere un anti-tecnologico.
"So di dire cose scomode per quelle quattro grandi aziende dell’hitech, che hanno enormi capacità di marketing, ma vorrei anche essere chiaro: io non sono anti-tecnologico, uso lo smartphone e il tablet, ma non sono nemmeno stupido. Rivendico la libertà di pensiero sulla mia vita e mi rifiuto che essa sia confezionata da Zuckerberg. Io uso i suoi oggetti quando mi va, nel resto del tempo li chiudo. Invece ormai ci sono pure gli smartphone resistenti all’acqua, non ci potremo più staccare da Whatsapp nemmeno sotto la doccia. E così sta cambiando il rapporto vita-lavoro dopo decenni di guerre sindacali. Viviamo in una specie di "regime digitale”: quando Steve Jobs ci ha proposto le sue invenzioni, le ha rappresentate come una enorme forma di libertà. Il "Think different" è piaciuto innanzitutto alla mia generazione: ci abbiamo creduto, ma questo ha creato un pregiudizio positivo, per cui tutto ciò che è tecnologico è considerato buono”.

Come fare allora?
"Calma. Ragioniamo. Evitiamo un atteggiamento fideistico verso tutto ciò che ci viene venduto. Torniamo a fare le cose col nostro cervello. I due terzi dell'incidenti stradali avvengono per colpa del telefonino: io ho paura”.

Un consiglio per un rapporto più consapevole con la tecnologia?
”Il semplice buon senso. Questa non è una guerra tra guelfi e ghibellini: impariamo a vivere contemporaneamente in questo mondo, recuperando il gusto di mangiare una buona carbonara o di farci una grassa risata senza avere un'invasione della tecnologia in ogni momento della nostra vita. Noi adulti abbiamo un ruolo importante, parliamone di più. Non solo. Io dico anche: recuperiamo la dignità culturale della nostra nazione, la nostra cultura italiana ed europea. Quando c'era Leonardo da Vinci, a Cupertino c'era solo un mucchio di sabbia. Non sentiamoci dei neofiti che si innamorano del primo oggetto luccicante. In fondo i computer li ha inventati Olivetti".

PaoloCrepet
 

L’AUTORE Paolo Crepet è psichiatra e sociologo. Dal 2004 è direttore scientifico della Scuola per genitori. Tra i suoi numerosi libri ricordiamo: Le dimensioni del vuoto. I giovani e il suicidio (1993), Cuori violenti. Viaggio nella criminalità giovanile (1995), Solitudini. Memorie d’assenza (1997), I giorni dell’ira. Storie di matricidi (con Giancarlo De Cataldo; 1998), Naufragi. Storie di confine (1999; 2002), Non siamo capaci di ascoltarli (2001), La ragione dei sentimenti (2002; 2004), Voi, noi (2003), Dannati e leggeri (2004; 2006), I figli non crescono più (2005), Sull’amore (2006; 2010), Dove abitano le emozioni (con Mario Botta e Giuseppe Zois; 2007), A una donna tradita (2008), Sfamiglia (2009; 2011), Un’anima divisa (2010), L’autorità perduta (2011; 2013), Elogio dell’amicizia (2012), Impara a essere felice (2013) e Il caso della donna che smise di mangiare (2015).

 

cover Baciami senza rete
 


PAOLO CREPET

"BACIAMI SENZA RETE. BUONE RAGIONI PER SOTTRARSI ALLA SEDUZIONE DIGITALE"

STRADE BLU, MONDADORI

Pubblicazione settembre 2016
Pagine 180
Euro 18,50

"Questo libro nasce da una scritta vista su un muro di Roma: SPEGNETE FACEBOOK E BACIATEVI. Fantastica sintesi di un pensiero non conformista, un'idea appesa come una cornice in mezzo al fumo degli scappamenti, una finestra abusiva, una sfida all'arrancare quotidiano di milioni di formiche, tra casa e ufficio, tra palestra e centri commerciali, obbligate a connettersi e a essere connesse senza requie, senza pensiero, senza dubbio".

Tags:
"baciami senza rete" crepetcrepet intervista internetcrepet internet conseguenze





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