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Culture
Dante e la selva oscura. Il libro di Gianni Vacchelli

di Alessandra Peluso

 

Ci sono dei libri che vanno letti, lasciati sedimentare e una volta ripresi, riletti, occorre prestare attenzione e trattare con guanti bianchi il libro, una vita, in tal caso la Divina Commedia di Dante Alighieri, secoli di vite, anzi ‘più che vite’, l’eternità, l’aiov. Un classico, un’opera dal valore inestimabile, senza tempo, è infatti, il tempo: presente, passato, futuro, verso la quale tra i più anche Gianni Vacchelli ha avuto l‘ardire di rivolgere lo sguardo e scrivere “Dante e la selva oscura”, testo pubblicato da una giovane e promettente casa editrice di Bergamo che ha particolarmente cura della cultura classica, Lemma Press.   

Uno studio critico e approfondito su Dante e la Divina Commedia è stato compiuto da Gianni Vacchelli; la singolarità risiede nel fatto che una tale opera classica sia ancora oggi attuale e lo dimostra lo scrittore volgendo lo sguardo al pensiero, al sentimento, al mondo. Si interroga sulla necessità di “ritrovare il nesso, attraverso la bellezza del poema, tra passato e presente”, collocando le scelte di noi contemporanei nel tessuto sociale dei rapporti con i nostri simili. Perché leggere i classici? Possono aiutarci a ricostruire la nostra esperienza di risveglio nel buio notturno alla luce del nuovo giorno, a ridestare la coscienza, a pensare, ad agire, risponde Antonio De Simone in “Intervista a Machiavelli”.   

I classici sono un patrimonio. E lo sa bene, anche Gianni Vacchelli che ci offre tra le mani il suo studio su “Dante e la selva oscura”. Egli commenta dei passi, evidenziandone il valore e spiegando il contenuto attraverso l’amore per la filosofia e per la poesia che insieme cantano l’incontro d’amore e conoscenza tra uomo e donna. La centralità dei sentimenti, dell’umanità, della mistica e del rapporto dell’uomo con l’eterno sono dei temi fondamentali del nostro tempo che potrebbero fungere da fari nella notte, percorrendo la “selva oscura”. È un saggio quello di Vacchelli, ma anche una guida, certamente occorre saper ascoltare le parole, leggere e rileggere.

Così dunque, la selva è vita, ma è anche male. È politica. Giova a prendere coscienza: “Io non so ben ridir com’i’intrai, / tant’era pien di sonno a quel punto / che la verace via abbandonai”. “Accorgersi è fondamentale. È tutto. Ma è anche solo l’inizio. È l’inizio del vedere, del risveglio” (p. 34). E allora, non si può rifuggire da se stessi, lo dice anche Dante, bisogna ritrovarsi e conoscersi. Sarebbe un ottimo compendio da aggiungere allo studio della Divina Commedia nei Licei, il testo di Gianni Vacchelli; costui con destrezza dimostra di veleggiare e seguire il vento senza smarrirsi.

Tra allegorie e metafore dantesche, l’autore conduce il lettore a comprensioni ma anche a interrogativi, si raggiungono le profondità dell’Io, del divino, in uno stretto legame vitale. Nell’amor dei spinoziano c’è l’uomo che va cercando la meta nel viaggio raccontato attraverso i tre canti. Si legge nella Prefazione di Roberto Mancini: «la Commedia accompagna chi la legge e l’ascolta a maturare il senso dell’integrità umana. Un’integrità che prende corpo lì dove si sperimenta la piena adesione alle relazioni vitali. Apre Vacchelli con questo libro una via inedita tra la ricezione tradizionale e le letture attualizzanti».

Ebbene, sull’importanza e la magnificenza dell’opera dantesca si è d’accordo, sulle riflessioni di Gianni Vacchelli con “Dante e la selva oscura”, in accordo o meno, il lettore si troverà di fronte comunque un buon lavoro di critica, e potrà considerarlo un viatico per capire qualcosa in più di sé, del mondo e della cogente attualità, per molti aspetti, desertica.                         

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