Isis, perché l'Italia viene risparmiata
L'acuto del poeta-opinionista Lidia Sella
Territorio franco
Regina dell’illegalità,
lavatrice di denaro sporco,
asilo prediletto dai musulmani,
l’Italia costituisce un molo ideale
dove sbarcare armi, droga, assassini e schiavi.
Mentre si riempiono le tasche con i fondi stanziati per fronteggiare l'emergenza migratoria,
i nostri politicanti si fingono misericordiosi,
sensibili alle esigenze della comunità,
purché multietnica.
Questo Papa gesuita,
a parole schierato con i più deboli,
si guarda bene dal difendere i diritti del popolo italiano
e lancia anzi ripetuti appelli a occupare la Penisola.
Al momento, l’Isis evita il suolo italico,
privilegia altri bersagli.
Se infatti sferrasse qui un attacco terroristico,
per reazione,
il governo potrebbe intensificare i controlli,
difendere le coste,
svuotare le carceri dai delinquenti stranieri,
smettere di curare
istruire
e mantenere
gente allevata a sharia e jihad.
Per i fanatici di Maometto,
il Bel Paese rappresenta il ventre molle del Vecchio Continente,
una corsia preferenziale per garantirsi l’accesso al caposaldo centrale
così da colpire i gangli vitali del nemico.
Ma se noi chiudessimo le frontiere,
negassimo l’accoglienza,
l’Islam riuscirebbe lo stesso a conquistare l’Europa
e asservirla alla sua ideologia guerresca?
In Gran Bretagna
i proseliti di Allah hanno già tentato di impadronirsi delle scuole,
per imporvi lo studio del Corano.
Solo una questione di tempo.
Quando gli adoratori della pietra nera saranno in maggioranza,
il muezzin, la nostra sveglia,
e noi a pregare Maometto cinque volte al giorno, rivolti verso la Mecca.
Tuttavia le nostre donne, coperte dal burqa,
non potranno più starnazzare di gossip
stalking
rivendicazioni femministe
e borsette di Prada.
E gli uomini,
con quattro mogli a testa,
ritroveranno infine la loro perduta virilità.