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Culture
Nello e Gianmarco Taietti, gli scatti non rubati a Lula. Intervista
Gianmarco Taietti, Scorcio di una via nel centro del paese

Incontri a Lula – Adzovios a Lùvula, fino al 23 aprile alla Fondazione Luciana Matalon di Milano

Lula, un comune di 1300 anime, si trova all’interno del territorio impervio e selvaggio della Barbagia - ampia regione montuosa della Sardegna.

Proprio Lula – Lùvula in sardo – e i suoi dintorni sono lo scenario del racconto per immagini realizzato da Nello e Gianmarco Taietti, ospitato nella mostra Incontri a Lula – Adzovios a Lùvula, fino al 23 aprile alla Fondazione Luciana Matalon di Milano.

Nell’esposizione sono raccolte un centinaio di foto, la maggior parte in bianco e nero: un viaggio nella quotidianità atemporale degli abitanti, nelle loro esistenze aggrappate alle radici, nella semplicità di comunicare, nell’orgoglio di coltivare le tradizioni. Gli scatti di Nello e del figlio Gianmarco, in dialogo dalle pareti della galleria, ci presentano visi ritratti con rispetto e frammenti familiari di una terra di scrittori, di santi, ma anche di banditi.

Forse non è un caso che la prima foto rappresenti il cartello stradale di Lùvula crivellato di fori di pallottola…

Tutto questo Nello lo ha messo in immagini e lo ha tradotto nelle parole dell’intervista ad Affaritaliani.it

Nello Taietti, Raimondo Garau “Munneddu” per i Lulesi, in pausa di lavoroNello Taietti, Raimondo Garau “Munneddu” per i Lulesi, in pausa di lavoro
 

Com’è nata l’idea?

Casualmente, il primo gennaio 2019: dalla Costa Smeralda m’inoltrai verso la Barbagia. Arrivato all’ingresso del paese di Lula, fui incuriosito dal suo nome. Graficamente non l’avevo mai visto né sentito. Mi son fermato sul sagrato della Chiesa e dopo aver parlato con gli anziani seduti lì ho scattato la prima di tante foto.

Tornato a Milano feci sviluppare le immagini e le mandai al sindaco di Lula con preghiera di farle recapitare alle persone fotografate.

Da lì’ si è aperto il rapporto con le famiglie: mi hanno telefonato, ringraziato e invitato. In agosto tornai e cominciai a scattare altre foto, tutte conseguenti al contatto avuto con la gente. Non sono scatti rubati.

Successivamente ho introdotto mio figlio Gianmarco che ha visione un po’ da street, con riprese più da lontano, ma poco per volta ha cambiato anche lui l’approccio, avvicinandosi di più alla gente.

Nello Taietti, Anziani su antiche sedute in granito nella piazza del paese, crocevia di incontriNello Taietti, Anziani su antiche sedute in granito nella piazza del paese, crocevia di incontri
 

Un servizio di questo genere è un recupero di ciò che si sta perdendo?

Sono convinto di sì; incuriosisce la gente ed è un invito a visitare queste comunità sperdute che hanno ancora dei valori che noi ci siamo dimenticati. Qualcuno parla di fotografia antropologica; ma l’antropologia la si trova negli occhi della gente, nelle loro mani consumate dal lavoro e nella pelle bruciata dal sole.

Attraverso queste foto vedo il mondo raccontato da Grazia Deledda. Il tempo sembra si sia fermato negli anni Venti.

Sì, questa rarefazione del tempo la vedi nei personaggi che ho fotografato, nella staticità delle loro pose e nella dignità. Se vedi gli anziani di Milano vedi gli anziani del 2020, gli anziani di Lula sono dell’800. Grazia Deledda è attuale in paesi come Lula.

Privilegiare il bianco e nero - anche le poche foto a colori sono quasi ridotte a un bianco e nero - è dettato da una realtà antica?

Il bianco e nero mette in risalto i neri e loro si vestono di nero; diventa quasi una conseguenza logica usarlo. Il colore dà un’immagine più contemporanea. Invece io vedevo in questo paese un ritorno al passato, che esisteva anche nella periferia milanese, ma sessant’anni fa o di più…

Quanto la realtà condiziona il fotografo e quanto il fotografo interpreta la realtà?

Ho una visione della fotografia legata alla pittura, non è un’indagine. In più, Lula influenza tantissimo. Una visone della fotografia sognata: dietro i personaggi c’era il mio sogno.

Però sono stato facilitato dalle pose naturali. Gente comune in scene comuni. Ci raccontavamo

Poi scattavo. Una visione che ha avuto conferma dalla poesia dei soggetti.

Tra questi ricordo un camionista, incontrato a una fonte: mi raccontò che la maggior parte delle notti d’estate lasciava la casa e andava in una cava di pietra. Dormiva all’addiaccio, con una coperta, per guardare l’universo e sognare. Quando passavano gli aerei sognava viaggi impossibili.

Nello Taietti, “Tzia Caliedda” Anziana donna Lulese, dedita al servizio della chiesa e catechista dei bambiniNello Taietti, “Tzia Caliedda” Anziana donna Lulese, dedita al servizio della chiesa e catechista dei bambini
 

Incontri a Lula – Adzovios a Lùvula

Fondazione Luciana Matalon - Foro Buonaparte 67 -  Milano

26 marzo – 23 aprile 2022

Orari: martedì – sabato ore 10 – 19;  domenica e lunedì chiuso

Infoline: 02.878781

fondazionematalon.org

Gianmarco Taietti, Giovanna Sale con l’antico abito tradizionale di Lula. Preziosissimo, viene conservato nelle famiglie come unGianmarco Taietti, Giovanna Sale con l’antico abito tradizionale di Lula. Preziosissimo, viene conservato nelle famiglie come una reliquia ed esposto durante le manifestazioni importanti
 

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