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Culture
Otello di William Shakespeare a teatro. Regia di Paolo Zuccari

Teatrovivo.

di   Lucilla Noviello

Un Otello sensuale e bellissimo; Jago piccolo funzionario militare; Desdemona offesa e umiliata: il testo di Shakespeare acquista nuove dimensioni nell’interpretazione di Paolo Zuccari

Rumori fuori dalla scena, acqua che si infrange su rive e scogli; città che si muove; rumori di complotto. E poi il suono ambiguo del vento. Otello, di William Shakespeare, con la regia di Paolo Zuccari diviene - anche iniziando da una scena buia, arricchita solo dal sonoro - una tragedia dell’amore che non esiste, che non è identificato né proposto,  in cui i personaggi diventano piccoli, si trasformano in esseri umani dalla traiettoria breve, al limite del ridicolo. Jago – interpretato perfettamente dallo stesso Paolo Zuccari - è un funzionario militare di poca carriera e molta frustrazione. Triste e insoddisfatto, trama complotti, neppure tanto nell’ombra, come un essere contorto che sembra uscire piuttosto da un testo kafkiano che da quello dell’autore inglese. Desdemona è una donna molto sensuale, bella e innamorata, ma completamente in balia dei comportamenti del marito, prima uomo buono e premuroso, poi essere dall’eloquio importante, distaccato e geloso, privo di empatia, che detiene molti poteri – sulle cose e su di lei - tra cui quello orribile di trasformarla in una persona umiliata, quasi priva di autonomia e originalità di intelletto. L’Otello di Paolo Zuccari è la rappresentazione di un dramma umano in cui il potere non è più un affare di stato e di manovre politiche o sociali, ma diventa il gioco terribile e complicato che si svolge tra esseri viventi di sessi diversi. Lo spazio delle manovre non è più una grande casa o una camera da letto adorna di drappi e lenzuola pregiate, ma l’ufficio di un luogotenente di un’isola marina; di un territorio che è confine – se non geografico – sicuramente di senso per la formazione di alcune tristi coscienze e altrettanto disperate personalità. La regia di Paolo Zuccari, la sua interpretazione come attore, insieme con quella di Hossein Taheri che veste il ruolo di Otello, magistralmente rappresenta tutto ciò, conducendo lo spettatore all’interno della tragedia senza fargli dimenticare i massimi sistemi dell’esistenza politica, ma inducendolo a soffermarsi principalmente sugli sviluppi psicologici negativi di tutti i partecipanti all’azione. L’opera Otello diventa così il gioco senza regole morali in cui non si salva neppure la raffinatezza della cattiveria ma resta distinta e ben visibile soltanto l’invidia di uno Jago  a volte addirittura maldestro, ma così fortemente convinto ad arrivare fino alla fine della sua volontà – costi  quel che costi – che assume la qualità della determinazione, svuotandola però di ogni fertilità e celebrandola più come un atto di testardaggine – duro e spigoloso -  che come quello di un comportamento fruttuoso, tondo, liscio o maturo.

Otello, di William Shakespeare. Regia di Paolo Zuccari. Con Hossein Taheri,  Paolo Zuccari, Elodie Treccani, Dajana Roncione, Caterina Bertone, Beniamino Zannoni. Al Teatro Sala Uno  di Roma fino al 27 Novembre e poi in tournè in tutta Italia

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