Culture
Parigi, all'Opéra Bastille "Adriana Lecouvreur" di Cilea









"La vostra Adriana è una partitura commovente e seducente; e ha ottenuto un grande successo. L'interpretazione è ammirabile; la sua messa in scena particolarmente riuscita". Le parole che Massenet ha indirizzato a Francesco Cilea il 22 novembre 1902 si potrebbero scrivere anche oggi per giudicare la rappresentazione di "Adriana Lecouvreur" in corso all'Opéra Bastille di Parigi.
La vicenda narrativa riprende la storia di una famosa attrice della Comédie Française la cui morte fu attribuita all'avvelenamento da parte di una rivale in amore, la principessa di Bouillon, che come la Lecouvreur aveva una relazione con Maurizio Ermanno, conte di Sassonia. La trama farebbe pensare a un dramma dell'Ottocento, quando invece siamo in piena transizione fra l'opera verdiana e i nuovi approcci del Novecento. Cilea è una delle chiavi del passaggio in cui il tema è "ottocentesco" mentre la capacità di introspezione psicologica appartiene già al XX secolo.
Chi visita le sale dell'Ottocento della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, dove sono presenti artisti figurativi di grande valore, viene invaso da una sensazione di grande conforto: si trova davanti un'arte umile e grande allo stesso tempo, i cui soggetti sono "facili" ma i mezzi tecnici sottostanti sono tutti tesi a comprendere la vita e a narrarla; l'uomo-spettatore sente che è un'arte che ha la sua anima come soggetto ma anche come interlocutore.
È la sensazione che si prova sentendo la "Adriana Lecouvreur" di Cilea: proprio come questi pittori figurativi, Cilea sceglie una vicenda narrativa "facile", dalle tinte melò, che del melò ha i toni carichi e lo svolgimento drammatico; ma la vicenda e il suo svolgimento "retorico" sono solo lo strumento che lo aiuta a mettere in evidenza i sentimenti e le anime dei personaggi. Qui arriva l'arte sapiente del compositore verista che racconta con finezza la narrazione emotiva e riesce a dare vita e verità ai personaggi e commozione agli spettatori.
La messa in scena dell'Opéra Bastille è semplicemente, sapientemente, umilmente perfetta. Tutto è al servizio dell'arte del compositore, dalla direzione musicale di Daniel Oren alla regia di David McVicar, dalla scenografia di Charles Edwards ai costumi di Brigitte Reiffenstuel, fino ovviamente alla formidabile recitazione e canto di Adriana, una meravigliosa Angela Gheorghiu, della principessa di Bouillon (Luciana D'Intino), al bravo Maurizio (Marcelo Alvarez) e ad Alessandro Corbelli nei panni di un tanto verosimile Michonnet da sembrare vero.
Tutto assolutamente unitario, una magnifica pittura figurativa che con la sua finezza e la sua umiltà cattura lo spettatore e lo porta senza sforzo dalla commedia del primo atto alla tragedia dell'ultimo. Non stupiscono gli applausi a scena aperta e l'interminabile applauso finale di spettatori commossi e forse grati per aver ricevuto intatto il dono che più di cent'anni prima Cilea aveva fatto.
G.C.