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Culture
Red Carpet in noir, il cinema italiano visto da vicino.Il thriller di D'Errico

D’estate si legge. Bisogna leggere bene, s’intende. Dopo un anno di lavoro, si cerca il piacere del riposo cullati dal fragore sonoro delle onde del mare. La sera si passeggia tra le vie del centro, dove molti consumano i piaceri della tavola. Eppure le emozioni di una buona lettura sono necessarie per farci apprezzare tutto questo. Quale migliore lettura può suscitare quella meraviglia che si cerca tra le pagine di un libro che ci presenta il mondo del cinema come non è mai stato raccontato? Red Carpet in noir è il nuovo thriller di Antonio G. D’Errico, già finalista del “Premio Giorgio Scerbanenco”, terzo classificato secondo la votazione della giuria dei lettori. Il libro, definito dalla critica il giallo nel giallo, trae spunto da confidenze ricevute dall’autore da un personaggio che di quel mondo fa parte, in cui non si risparmiano invidie, gelosie, ripicche, volontà estreme di reazioni rabbiose contro questo divo borioso nella scena e nella vita, contro quel produttore arrogante. Un mondo in cui le promesse del lusso facile sono all’ordine del giorno. Peccato che quelle promesse restino solo promesse per chi è agli esordi e nell’animo è mosso da una volontà genuina e pura di voler fare l’attore, di interpretare un copione con la sensibilità chiara che non è più nelle volontà del collega di fama, del regista tronfio del suo successo. A partire da queste verità, Red Carpet in noir mette in mostra tutte le articolazioni di un mondo tanto controverso e spudorato e ne fa una narrazione serrata, piena di colpi di scena, dove la morte di uno dei protagonisti è la vera finzione letteraria in un mondo impietoso che alimenta storture che gli appartengono nella loro verità più intima e drammaticamente reale.

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Carpet in noir, di Antonio G. D’Errico è uscito nel mese di luglio per le edizioni Umberto Soletti

Quella che segue è una delle pagine del thriller, in cui si consuma la tragedia di uno dei protagonisti dell’azione letteraria, arrestato per un omicidio a cui bisogna associare un colpevole:


“Mayer respirava a fatica, seduto, barcollando sulla sedia, sottoposto alla tortura di un interrogatorio pressante dentro una stanzetta buia della questura.

- Non lo so… - rispondeva, piegando la schiena e la testa, dolorante per lo strazio subìto per tutta la sera e la notte, che si protraeva fino al mattino. Cadeva di lato, reggendosi a stento, la fronte grondante sangue e sudore: - Non lo so… - sospirava l’affanno, il poco di fiato che appena trovava sfogo tra i denti, accecando alla luce della lampada che gli toglieva la vita. I pensieri erano nebbiosi, e i sensi anestetizzati dal supplizio delle domande continue, sempre le stesse.

- Cioè? - riprendeva il commissario, nascosto nell’ombra, girandogli intorno. - Lei sostiene di non avere un movente per l’omicidio del dottor Vannucchi?

- No, - apriva le labbra senza forza, sussurrava deboli frasi senza senso.

- No, cioè io voglio dire che sono stato vittima della violenza di lui…

- Ah ah - rideva il commissario, e riprendeva col tono serio, continuo e ripetitivo. - Lei che gli aveva preso la moglie era vittima del dottor Vannucchi?

- Ma quale moglie… - soffiava il sudore, - quale moglie… Erano vent’anni che non era più la sua donna…

- Come? - si abbassava su di lui il commissario, tendendo l’orecchio ai sussurri senza forza di Mayer. - Lei sta negando che la morte di Pietro Vannucchi non sarebbe stata per lei vantaggiosa? Un’opportunità per vivere in pace con la sua donna?

- Ex donna… ex… ex… - soffocava il respiro, perdendo le forze, chiudendo gli occhi, feriti dalla stanchezza, cercando il ristoro del sonno.

- Alza la testa! - urlava il commissario, svegliandolo appena, alzandogli la testa, afferrandolo per i capelli: - Come ha detto?

- Ho detto… ex… ex… - chiudeva gli occhi, poi li socchiudeva un poco, sforzava il respiro in un inutile affanno.

- Ex?

- Sì… ex… - soffiava senza più fiato, senza più speranze, senza più voglia di niente. Avrebbe solo voluto dormire, più niente.

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