Culture
Skan-zo-na-ta: la canzone umoristica da Petrolini a Caparezza ed Elio
Da Petrolini a Caparezza, da Cantalamessa a Elio, l'autore tv Roberto Manfredi ripercorre la storia della nostra canzone satirica

di Raffaello Carabini
Aveva pronte oltre 600 pagine Roberto Manfredi, e forse anche quelle non sarebbero state sufficienti, per delineare la storia della canzone umoristica italiana. Ma ha dovuto distillare il meglio e il più godibile nel suo piacevolissimo Skan-zo-na-ta (Skira, pgg. 250, euro 16,50): “altrimenti non sarebbe stato un libro vendibile”, afferma. E fiducioso aggiunge: “magari metterò il resto in un secondo volume”.
In realtà che manchino diverse figure di peso lo si legge anche nelle righe di questa lieve e perspicace prima stesura, Renato Rascel, Marcello Marchesi, Lelio Luttazzi, ma certamente l'editor del libro ha fatto un ottimo lavoro, perché le pagine volano via lasciando un sorriso stampato sul viso a tutti e il lieve peso del rivivere ricordi piacevoli nei meno giovani.
Ad esempio coloro che ascoltarono dal palco del festival di Sanremo 1988 "Nella valle dei timbales", un'irriverente canzone demenziale proposta dai Figli di Bubba, ovvero i compari della P.F.M. Mauro Pagani e Franz Di Cioccio, i comici Sergio Vastano (il Bruno Vespa di "Striscia la notizia") ed Enzo Braschi, i giornalisti Roberto Gatti e Alberto Tonti (che scrive la prefazione di questo libro) e lo stesso Manfredi, accompagnati dalle tre splendide, e autentiche, Coconuts di Kid Creole.
Skan-zo-na-ta ci ricorda – finalmente viene da dire – che la canzone non è solo un veicolo per piangere o per comunicare, una forma d'arte o un mezzo per lanciare messaggi, è anche "L'inno del corpo sciolto" di Roberto Benigni (il tema è proprio ciò che immaginate) e quello al foruncolo del premio Nobel Dario Fo, anche "Fortunello", a cui "manca il don più bello", e "Puppe a pera", "Pippo non lo sa" oppure "Non ci ho il fisico", persino "Baciami la vena varicosa". Insomma, come cantava Petrolini, anche "colmi, lazzi, scherzi, inezie,/ stupidaggini, freddure,/ cose serie oppur facezie,/ cose molli e cose dure;/ cose dette o ancor da dire,/ frasi fatte, frasi sfatte,/ desiderio di morire,/ salamini e caffelatte."
Proprio dall'inimitabile "Gastone" della canzone italiana (è il nome del personaggio più celebre del cantante romano, che, in fin di vita, alla vista del medico non seppe trattenersi: "meno male così moro guarito") parte questa brillante e intelligente carrellata alternativa, che arriva fino ai giorni nostri, a Elio e le Storie Tese, passando da Rodolfo De Angelis, Totò, Renato Carosone, Fred Buscaglione, i Gufi, Giorgio Gaber, Renzo Arbore e gli Skiantos, per citarne solo alcuni.
Una storia lunghissima – il primo disco uscito in Italia fu il ridanciano 78 giri "A risa" ("La risata") di Bernardo Cantalamessa, nel 1895 – che ha il merito di non essere mai ripetitiva, di segnare il costume – le intelligentissime parodie dei Fab Four nostrani, il Quartetto Cetra – e di avere un successo mondiale – i Brutos sono i soli italiani arrivati due volte all'Ed Sullivan Show.
Manfredi, autore televisivo, discografico (interpretò anche una canzone ironica sul Berlusconi rampante dei primi anni), operatore culturale, mostra di conoscere bene queste storie che si leggono d'un fiato e propone con leggerezza aneddoti e dati storiografici, collegamenti al cabaret e alla canzone d'autore, personaggi celeberrimi e dimenticati, fino al caustico Caparezza di "Chi se ne frega della musica", "di tutti questi libri sulla musica".