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Culture
Un Parco fluviale ed archeologico per la Venezia di 3500 anni fa

Un viaggio nella storia lungo 3.500 anni nel sito antesignano di Pompei e di Nuceria. Apre a turisti e visitatori il Parco archeo-fluviale di Longola, definito dagli studiosi la “Venezia della protostoria”, un villaggio di circa 400 abitanti che vivevano di agricoltura, allevamento e lavorazione di fibre vegetali. Il Parco sorge a Poggiomarino, nel territorio Vesuviano, nell'area in cui agli inizi dell’anno Duemila fu rinvenuto un villaggio perifluviale, una scoperta che per gli studiosi rappresenta un “tassello fondamentale per comprendere la ricostruzione delle origini del territorio della valle del Sarno e degli insediamenti ai piedi del Vesuvio, un ritrovamento di importanza mondiale per tutta la comunità scientifica”, come sottolinea il direttore generale del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Gli interventi di scavo e recupero dei reperti, coordinati dagli archeologi della Soprintendenza di Pompei e dell’Istituto nazionale delle ricerche di Parigi ed eseguiti da un gruppo di ricerca multidisciplinare, hanno consentito di giungere ad una scoperta definita clamorosa: nei 1600 metri quadrati sondati, ad una profondità di quattro metri, è rinvenuto alla luce parte di un villaggio perifluviale risalente al II millennio avanti Cristo, una scoperta che rappresenta un caso eccezionale nell’ambito della protostoria europea. Gli elementi che rendono eccezionale il ritrovamento sono infatti legati non solo alle caratteristiche ed alla tipologia dell’insediamento, ma anche all’area in cui esso si trova in quanto il sito potrebbe essere l’antesignano delle città di Pompei e di Nuceria, che sorgevano proprio in quel momento storico, nell’arco temporale in cui si inseriscono anche le scoperte delle necropoli delle tombe a fossa di Striano, San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio. L’elemento acquatico, che ha caratterizzato la vita del villaggio in tutte le sue fasi di frequentazione, ha consentito anche la conservazione di materiali deperibili pertinenti alle abitazioni ed alle infrastrutture che consentono, affermano gli esperti, un eccezionale dossier per indagini pluridisciplinari, da quelle dendrocronologiche a quelle archeobotaniche e archeozoologiche.

Con il rinvenimento del villaggio il Comune di Poggiomarino, d’intesa con la Città metropolitana di Napoli, punta adesso a creare un circuito turistico che dalle vicine città di Pompei, Castellammare di Stabia, Ercolano e Boscoreale, possa fungere da attrattore verso una nuova destinazione archeologica diversa dalle altre in quanto riferita ad un periodo storico di gran lunga più antico. Innescando sinergie con gli altri Comuni del Vesuviano e della Valle del Sarno, per i quali Poggiomarino funge da cerniera naturale di collegamento, si potrebbe infatti coniugare il turismo storico, ambientale ed archeologico, consentendo un suggestivo viaggio nel tempo lungo un itinerario che tocca le varie epoche emerse nel corso degli scavi e testimoniate da reperti unici al mondo. Un’iniziativa che restituirebbe inoltre dignità idraulica ed ambientale al fiume Sarno nell’ottica di riqualificazione di tutta l’area contigua al sito archeologico.

Oltre alla ricostruzione di uno spaccato del villaggio protostorico, con la riproduzione di due capanne poste su un isolotto delimitato e isolato dall'acqua mediante palizzate, il Parco è oggi attrezzato con strutture a supporto, quali aree per laboratori, birdwatching, orti e serre didattiche, aree giochi e pic-nic e passaggi pedonali lungo il Sarno.


 

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